Ieri sera le commissioni del Senato Ambiente ed Industria avrebbero, sebbene ancora non risulti dagli atti diffusi on-line, discusso vari emendamenti al Dl 91/2014, il quale tratta parzialmente di caccia. In particolare sarebbero stati respinti gli emendamenti di base animalista circa l'introduzione del divieto dell'uso dei richiami vivi e la limitazione del numero di colpi utilizzabili a caccia, mentre sarebbero stati approvati gli emendamenti che consentono l'uccisione della nutria come già previsto per topi e ratti. Non sono mancati, ovviamente, le polemiche e gli allarmismi. Quello che emerge dai commenti riportati dalle principali testate giornalistiche è che l'Italia dovrebbe subire gravi sanzioni a causa della procedura d'infrazione già aperta a causa della pratica dell'utilizzo dei richiami vivi, oltre ai soliti commenti sulle presunte "lobby dei cacciatori e di fabbricanti d'armi". Il tutto accentuato da toni scandalistici e espressioni pesanti utilizzate finanche dai giornalisti.

Occorre quindi fare un po' di chiarezza. La pratica dei c.d. "richiami vivi" esiste in Europa da secoli e consiste nell'utilizzare degli uccelli di determinate specie (catturati o allevati) per attirare i propri simili attraverso il canto e consentirne quindi la cattura. Gli uccelli utilizzati sono tenuti in delle gabbie e vivono al pari dei milioni di uccelli (e pesci) che si trovano nelle case di milioni di italiani o nei negozi di animali. Attualmente in Italia gli uccelli utilizzati sono tutti censiti e controllati, portano un anello di identificazione e possono essere prelevati solo tramite procedure controllate dalle amministrazioni.

Tutti i commenti fanno riferimento ad una presunta volontà europea di eliminare l'uso dei richiami vivi e di una conseguente procedura d'infrazione avviata, nulla di più falso: l'uso dei richiami vivi rientra nelle tradizioni venatorie di molti paesi europei e, secondo la direttiva comunitaria 2009/147/CEE (anche detta "Direttiva Uccelli"), è una pratica assolutamente lecita. La procedura avviata nei confronti dell'Italia (2006/2014) non riguarda l'uso in sé dei richiami vivi, ma alcuni specifici atti regionali per la cattura ritenuti parzialmente non conformi alla Direttiva Uccelli. Attualmente l'Italia non ha subito nessun tipo di sanzione e la questione deve ancora essere discussa. In definitiva l'Europa non ha mai chiesto all'Italia di vietare l'uso dei richiami vivi e chi sostiene il contrario sostiene volontariamente il falso.

Secondariamente nei recenti articoli di giornale e nella propaganda animalista si tende a parlare di forme di tortura legalizzate, come l'accecamento degli animali. Anche questa è una falsità, dato che la legge nazionale sulla caccia (157/92) punisce severamente il maltrattamento dei richiami ed in particolare l'accecamento, la mutilazione e la legatura delle ali. Quanto a quello che alcuni hanno definito un "aumento" dei colpi utilizzabili a caccia, si tratta in realtà semplicemente dell'eliminazione di una restrizione non ancora definitivamente in vigore. Nessun "aumento", quindi, semplicemente la situazione rimane com'è.

Infine, riguardo alle nutrie, si tratta di animali alloctoni (o vero non appartenenti alla fauna selvatica italiana) introdotti recentemente e che causano gravi danni agli argini di torrenti e fossi, fino addirittura ad essere causa di frane ed allagamenti di grave entità. I comuni spesso hanno agito in direzione dell'eradicamento di tale specie estranea e la decisione delle Commissioni non può che essere ritenuta positiva da parte di chi negli ambienti rurali e nella natura ci vive davvero. Perché il resto, dopo tutto, sono spesso critiche da parte di persone che passano la vita a combattere campagne animaliste e ambientaliste senza mai aver messo il naso fuori dalle loro città.