Marsili è un vulcano sottomarino nato circa 200.000 anni fa, posizionato a circa 140 km dalle coste siciliane e a circa 150 dalla Calabria, è alto 3.000 mt e si eleva fino a 450 mt al di sotto della superficie del Tirreno; con una larghezza di 30 km e 70 di lunghezza, rappresenta il vulcano sottomarino più grande d'Europa, un vero mostro!

Dopo il maremoto del dicembre 2002, innescato da una frana sottomarina verificatasi lungo le pendici dello Stromboli, fu avviato uno studio sui movimenti anomali dei mari che bagnano le coste italiane e in base ai dati raccolti da "Tsunamis Research Team, Physics Dept - University of Bologna and National Institute of Geophysics and Volcanology (INGV) - Rome", si è scoperto che negli ultimi 2.000 anni si sono verificati ben 72 maremoti.

Visti i danni provocati dal piccolo tsunami del 2002 che, seppur lieve, provocò il ferimento di alcune persone e danneggiò alcuni manufatti situati sulle coste siciliane, calabresi e campane, risulta evidente come il Marsili potrebbe causare eventi disastrosi, al pari di quanto capitato nel 2004 nell'Oceano Indiano, ma questo enorme vulcano adagiato sul fondo del Tirreno è veramente pericoloso?

Nel 2005 è iniziata una campagna di studio e monitoraggio sia del Marsili che degli altri due vulcani che si trovano nelle vicinanze: il Vavilov e il Magnaghi e ciò che si è scoperto è alquanto inquietante. Intanto il Marsili è attivo, a differenza di quanto si pensasse: si credeva infatti che l'attività vulcanica fosse cessata da almeno 100.000 anni ma le recenti indagini condotte dalla nave oceanografica Urania del CNR hanno evidenziato che il vulcano ha eruttato 5.000 e 3.000 anni fa.

Ciò che più preoccupa però, è che il Marsili possiede un'enorme camera magmatica e, contestualmente, non risulta un'adeguata solidità strutturale anzi, le sue pareti si sono rivelate fragili; come dichiarato da Enzo Boschi, sismologo e presidente dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia - INGV: "Il cedimento delle pareti muoverebbe milioni di metri cubi di materiale, che sarebbe capace di generare un'onda di grande potenza.

Gli indizi raccolti ora sono precisi, ma non si possono fare previsioni. Il rischio è reale e di difficile valutazione."

Il rischio tsunami è concreto e qualora si verificasse un evento simile, la difficoltà maggiore sarebbe rappresentata dal poco tempo a disposizione per avvisare tempestivamente la popolazione che vive lungo le coste, infatti la vicinanza di questi vulcani creerebbe un'onda anomala che non impiegherebbe molto a raggiungere la terraferma.