Qualche anno addietro l'uscita di un film sulla distruzione della terra da parte di un grande asteroide aveva quasi sbancato i botteghini. L'idea di un corpo celeste proveniente dalla spazio si è così insinuata pian piano nell'immaginario comune. In realtà, a veder bene, quella che era sembrata la solita esasperazione all'americana aveva un fondamento scientifico robusto. La Terra, come molti altri pianeti del sistema solare e non, non è, infatti nuova ad impatti più o meno violenti. Sebbene in alcuni casi, come nel cratere d'impatto di Vredefort nel Sud Africa, si possa arrivare ad un diametro di oltre 300 km, la loro localizzazione è relativamente difficoltosa essendo la Terra esposta a diversi fattori atmosferici e biologici, come la formazione di foreste, che non sono presenti sugli altri pianeti interessati dallo stesso fenomeno

I crateri d'impatto

In realtà, crateri meteoritici o crateri d'impatto furono considerati una speculazione scientifica fin agli anni sessanta/settanta dello scorso secolo.

Solo grazie agli studi del geologo Gen Shoemaker e di altri colleghi, l'esistenza di astroblemi (nome scientifico del fenomeno) sulla superficie terrestre, così come di altri pianeti, fu accettata dalla comunità scientifica mondiale. Dal punto di vista geologico e puramente visivo, si tratta di depressioni circolari presenti sulla superficie . Non solo gli asteroidi, anche i meteoriti e le comete possono creare crateri d'impatto. Alcune tipologie di crateri presentano la zona centrale rialzata rispetto alla depressione circolare che forma il cratere.

La matematica ci salverà

Per fortuna, da due scienziati di un'università tedesca, Stefan Hergaten e Thomas Kenkmann, sta per arrivare (l'articolo verrà pubblicato sul numero di settembre) un lavoro che arricchirà la conoscenza sul fenomeno e probabilmente farà stare più serene molte persone.

Nello studio, pubblicato in un prima stesura sul sito della rivista Earth and Planetary Science Letters, vengono catalogati tutti i crateri d'impatto della terra sopra i 6 km di diametro e varie altre categorie. I dati, seppur impressionanti data l'ampiezza di alcuni crateri, lasciano bene sperare per il futuro del nostro pianeta.

Se, infatti il pianeta rosso, Marte, è stato colpito oltre 300.000 volte nell'arco della sua storia e la bionda Luna addirittura milioni di volte, la Terra presenta appena 130 crateri d'impatto di grandi dimensioni. Altri crateri, qualche centinaio si stima nello studio, devono ancora essere scoperti.

Un modo per eventualmente deviare l'orbita di un qualche corpo celeste è oggetto di studio di svariati gruppi di scienziati. Nel frattempo bisogna rimettersi alla buona sorte affinché le strane congiunzioni astronomiche continuino a far rotta verso la luna.