L’Italia, tra i 28 Paesi dell’Unione Europea, è quello con il più alto picco di mortalità prematura per inquinamento atmosferico. A certificarlo è l’Aea, l’Agenzia europea dell’Ambiente. In totale si sono registrate - nel 2012 - 84400 morti sospette che, secondo gli esperti, sono riconducibili a tre principali cause scatenanti: le micropolveri sottili, il biossido di azoto e l’ozono. Le aree industriali e i grandi centri urbani, le aree più colpite. A Milano, Monza e Brescia (e più in generale nei territori abbracciati dalla Pianura Padana) si sfora nettamente il limite ammissibile.

La situazione non migliora se si percorre lo stivale in direzione Sud con Firenze, Bologna, Roma e Napoli, a guidare la pattuglia delle città più inquinate. La maglia nera assegnata dell’Aea deve far riflettere perché, a dispetto dei buoni propositi dei governi di turno, l’Italia è divenuto un Paese da allarme rosso. Basti pensare al tema dell’amianto: un materiale killer utilizzato in passato in maniera diffusa e che ancora oggi rappresenta una triste realtà lontana dall’essere debellata.

Tanti impegni, pochi fatti

Proprio nella mattinata di ieri, martedì, Matteo Renzi intervenendo all’assemblea nazionale sull’amianto promossa dalla commissione infortuni sul lavoro, ha rinnovato l’impegno alla bonifica del territorio nazionale.

Di “ferita aperta da chiudere in fretta” ha parlato il presidente del Consiglio che ha poi citato la decisione di Palazzo Chigi di costituirsi parte civile nel processo Eternit bis. Ad entrare più nel merito della questione è stato Tito Boeri, presidente dell’Inps. Con 32 milioni di tonnellate d’amianto presenti nel Paese, in relazione agli attuali ritmi di bonifica, servirebbero altri 85 anni per dire addio alle conseguenze mortali di questo materiale.

Una vera e propria via crucis per i cittadini che hanno già pagato (e pagheranno) con la propria salute. “Ci sono problemi di natura istituzionale”, ha denunciato Boeri, perché alcune Regioni non hanno ancora stilato un piano di smaltimento, mentre altre si ritrovano ad affrontare le “resistenze delle stesse aziende”.

La verità scomoda dell’Ona

L’Osservatorio nazionale amianto è impegnato in prima linea dal 2008 nella tutela delle vittime di questo mostro e degli altri agenti patogeni. “L’Italia continua a importare amianto - ha denunciato il presidente dell’Ona, l’avv. Ezio Bonanni - tanto è vero che abbiamo reso pubblico il documento dell’ente minerario indiano che riportava l’acquisto di una partita di circa seimila tonnellate di materiali in amianto nel periodo 2011-2012”. Altro che bonifica dunque: i divieti normativi sono stati raggirati perché non c’è il veto “sull’utilizzo dell’amianto già in essere”. Una beffa che fa il coro alle promesse mai mantenute: “Gli 85 anni che pronostica Boeri sono un’ipotesi ottimistica perché vorrebbe dire che moltiplicheremmo per 10 la nostra attuale capacità di bonifica”.

“Nei fatti il governo non ha fatto niente” ha attaccato Bonanni. “Nel 2014 appena insediato - ha spiegato il presidente dell’Ona - il governo Renzi fece riferimento alla bonifica delle scuole”. Da allora per i pochi cantieri aperti, gli unici fondi trovati sono stati “quelli già stanziati dall’esecutivo Letta”. “Renzi ci dica - ha concluso il presidente Bonanni - cosa ha fatto per le vittime dell’amianto e cosa intende fare per evitare le esposizioni che causeranno altre morti a distanza di 20-30 anni”.