Era il 2 Dicembre del 1973 quando l’Italia ebbe la sua prima “Domenica a piedi”. Le ragioni che spinsero al provvedimento non derivavano però da un’emergenza smog, bensì dalla grande crisi petrolifera che in quell’anno investì l’intero mondo industrializzato. L’evento scatenante fu la Guerra dello Yom Kippur combattutasi tra il il 6 e il 25 Ottobre del ’73 tra Israele, Egitto e Siria.

Il periodo dell'Austerity

In quegli stessi anni, a causa del succedersi dei conflitti arabo-israeliani e della conseguente chiusura del Canale di Suez – reso oramai impraticabile– i costi del trasporto petrolifero erano già in rapida ascesa.

La situazione precipitò a seguito della decisione da parte dei Paesi appartenenti all’Opec (l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio) di decretare un embargo contro gli Stati Uniti e le Nazioni sostenitrici di Israele, determinando così una drastica interruzione dell’approvvigionamento e un vero e proprio shock petrolifero nei Paesi industrializzati. L’aumento unilaterale del 70% sui prezzi dei barili, il cui costo passò dunque dai 3 ai 12 dollari, impose ai Paesi consumatori l’emanazione di una serie di misure volte al contenimento dei consumi energetici: si inaugurò così quel periodo storico a cavallo tra il 1973 e il 1974 noto con il termine di Austerity.

In Italia, il divieto assoluto di circolazione dei mezzi privati– pena sanzioni pecuniarie sino ad un milione di lire – fu accompagnato dall’esecuzione di ordinanze che cambiarono radicalmente la sfera pubblica e privata dei cittadini.

Con il governo Rumor, difatti, vennero bandite le insegne luminose animate e l’illuminazione pubblica venne ridotta del 40%, bar e ristoranti furono costretti a chiudere prima della mezzanotte, i programmi televisivi RAI a terminare alle 22.45, il telegiornale serale del Programma Nazionale (oggi TG1) venne anticipato alle ore 20 e l’orario di chiusura delle sale cinematografiche venne spostato alle 22.

Il provvedimento di maggior impatto fu certamente quello che, con una circolare del Ministero dei Trasporti diffusa il 23 Novembre, vietò la circolazione festiva perfino delle automobili appartenenti alle massime autorità dello Stato.Le ordinanze del 2 Dicembre vennero in seguitomitigate con l’adozione ufficiale, il 10 marzo del 1974, delle cosiddette “targhe alterne”: sistema rimasto in vigore sino al maggio dello stesso anno e abrogato formalmente nel 1992, con l’articolo 231 del Nuovo Codice della Strada.

La situazione ad oggi

A partire dagli anni Ottanta e Novanta, il sistema delle targhe alterne è stato poi riproposto in diverse città italiane, ma questa volta ai fini di contrastare l'inquinamento atmosferico: ad oggi infatti, il nemico (silente)che secondo i dati ISTAT farà chiudere il 2015 con un bilancio di 68.000 morti in più,è il famigerato PM10 – sigla con cui si suole indicare le polveri sottili presenti nell’aria e altamente dannose per la salute. Se dunque la crisi energetica degli anni '70 ha contribuito asensibilizzare l'opinione pubblica in materia di risorse energetiche, introducendo nel lessico quotidianola categoria di"risparmio energetico", oggi - a distanza di più di quarant'anni - le motivazioni che inducono il governo a limitare la circolazione stradale, seppur nella misura tanto criticata delle targhe alterne, non sono più di natura prettamente economica bensì volte atutelarela salute e l'Ambiente: è così che l'Italia è passata dalle"domeniche a piedi" alle "domeniche ecologiche".