L'esplorazione spaziale non finisce mai di stupirci perché se da una parte le nuove tecnologie ci permettono di guardare sempre più lontano, dall'altra l'impossibilità di vedere e toccare fisicamente certi fenomeni ci spiazza facendoci sentire più piccoli che mai nell'Universo.

Il 2015 è stato un anno di grandi novità per gli scienziati, soprattutto perché nel mese di luglio la sonda della Nasa, New Horizons, è riuscita a fotografare Plutone per la prima volta nella storia dell'uomo dopo un viaggio durato la bellezza di dieci lunghi anni. Spedita nello spazio nel 2006, la sonda ha attraversato tutto il Sistema Solare ed è riuscita ad arrivare nel punto "più vicino" fra Plutone e la Terra dopo un volo durato un decennio e ancora oggi, dopo alcuni mesi dal flyby su Plutone, l'agenzia spaziale americana sta analizzando le fotografie scattate sulla superficie del pianeta nano e quello che è venuto fuori in questi giorni ci aiuta a capire una volta di più quanto sia complesso l'Universo che ci circonda.

Cosa sono le misteriose colline galleggianti di Plutone

Partiamo dal presupposto che Plutone è lontanissimo sia dal Sole che dalla Terra, motivo per cui è ricoperto quasi interamente di ghiaccio ed è caratterizzato da temperature che vanno ben al di sotto di diverse centinaia di gradi sotto lo zero.

Le ultime immagini analizzate in questi giorni, però, mostrano che ci sarebbero dei grossi blocchi di ghiaccio in movimento sul pianeta nano: gli scienziati le hanno subito definite come le misteriose colline galleggianti di Plutone che si muovono sopra uno strato di ghiaccio di azoto. L'ipotesi che sta prendendo piede in queste ore è che tali colline si siano staccate dalle catene montuose che ci sono sul pianeta e che si stiano riversando tutte nella zona pianeggiante di Plutone che ha la forma di un cuore bianco (nella foto).

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