La chiusura di dodici reattori nucleari aumenta lo spauracchio blackout e mette in serio pericolo la sicurezza. In Francia l'elettricità è garantita al 80% dalle centrali che si trovano in difficoltà da oltre un anno. Per l'esattezza si è scoperto che l'acciaio utilizzato per la costruzione delle centrali presenta un eccesso di carbonio, quindi più debole. Le ammissioni del direttore dell'Autorità per la Sicurezza nucleare pesano come un macigno. I controlli straordinari sono già scattati ma si rischia un inverno al freddo, o peggio un innalzamento abissale della bolletta elettrica.

Per quanto si apprende alcune centrali lavorano solo per rifornire l'italia.

Scenario peggiorato dal 2015

La Francia e la Germania sono i due paesi europei che hanno fatto del nucleare un immenso business. Ora quello francese è in netta crisi.

Gli ingenti investimenti effettuati negli anni settanta per la costruzione di numerosi parchi industriali atti alla produzione di energia atomica hanno reso il loro frutto. Ora però, le centrali sentono il peso dell'età e richiedono un fiume di euro, circa 200 miliardi entro il 2025, per la manutenzione e ripristinare la sempre meno garantita sicurezza.

Ad aggravare la situazione si aggiungono le innumerevoli questioni tecniche che ritardano l'inaugurazione dei reattori sperimentali Epr -reattori ad acqua pressurizzata- in costruzione a Flammanville in Normandia.

Le preoccupazioni italiane

L'Italia è orfana dell'energia elettrica necessaria per alimentare l'intera rete e la chiusura di sei reattori dichiarati insicuri vicino al confine francese mette a rischio la fornitura. Le conseguenze a livello economico dello spegnimento a lungo termine delle centrali di Bugey, Cruas e Tricastin potrebbero essere molto negative se i cugini di oltralpe non riusciranno ad esportare quanto previsto.

Conto salatissimo che secondo alcune stime pubblicate da importanti testate nazionali ammonterebbe ad 1 miliardo di euro. Inoltre, resta aperta la temibile questione ambientale in caso di un ipotetico incidente.