Mentre Leonardo di Caprio dà battaglia per convincere, quasi ingenuamente, l’opinione pubblica che il cambiamento climatico provocato dall’uomo esiste e potrebbe avere effetti incontrollati e disastrosi, chi ha il potere e la facoltà di decidere stenta ancora ad adottare con decisione misure adeguate per rispettare gli accordi di parigi e contenere l’aumento delle temperature entro gli 1,5 gradi, con emissioni che dovranno calare già dal 2020.

Una delle ultime notizie riguarda la riforma del mercato elettrico che la Commissione Europea dovrebbe approvare prima della fine dell’anno in corso, con una decisione che andrebbe a danneggiare lo sviluppo e l’incentivazione delle energie rinnovabili.

All’interno del pacchetto viene infatti tolta la priorità di dispacciamento dell’energia proveniente da fonti rinnovabili all’interno della rete elettrica europea. In altre parole, mentre oggi l’elettricità prodotta da queste fonti ha la priorità di immissione nella rete, da domani non potrebbe più beneficiare di questa corsia preferenziale.

Fermo restando che le indiscrezioni sulla riforma, fatte circolare dal Guardian, possono ancora mutare e dovranno poi essere reperite da specifiche leggi nei paesi membri, l’agitazione fra gli attori delle fonti verdi è già palpabile. Questa priorità per le rinnovabili serve da stimolo per lo sviluppo di fonti pulite, garantendo ai produttori di ripagarsi efficacemente degli investimenti, e costituendo una garanzia per fonti che non hanno approvvigionamento costante, al contrario di quanto succede per le fonti fossili.

La nuova riforma dovrebbe prevedere la possibilità per gli Stati di avere priorità di dispaccio per energie prodotte da nuovi impianti rinnovabili o a cogenerazione inferiori ai 500 kW, o per impianti che presentano tecnologie innovative. Per gli stabilimenti che già godono del dispacciamento prioritario non cambierà nulla, a patto che non vengano sottoposti ad aggiornamenti e rifacimenti.

Inoltre, ogni paese non potrà inserire nuovi impianti come beneficiari se quelli che già godono della priorità arrivano al 15% della capacità totale installata.

Una decisione che sembra andare incredibilmente contro ad ogni virtuosa intenzione di rispettare gli accordi di Parigi e ribadita al Cop22 di Marrakesh, per un mercato che ancora non riesce ad accettare l’inevitabile approvvigionamento energetico che dovrà per forza tramutarsi in verde.