Misteriosi segni circolari nel deserto che sembrano disegnati sulla terra da una gigantesca mano: sono i cosiddetti 'cerchi delle fate' (fairy circles), grandi anelli di sabbia privi di vegetazione, delimitati da un circolo di erba alta, sparsi per centinaia di chilometri quadrati nel deserto della Namibia in Africa, ma visibili anche in zone aride del nostro pianeta, quali l'Australia.

Da sempre hanno stimolato l'immaginazione e sono chiamati cerchi fatati proprio perché sembrerebbero effetto di una magia o di fenomeni sovrannaturali. E infatti, secondo credenze degli himba, popolo nomade del deserto, sono le impronte del loro Dio Mukuru che porta la pioggia e guarisce i malati.

Ma la Scienza che pure li studia da parecchio tempo, pare sia giunta a dare una risposta efficace e conclusiva. Come sempre accade quando gli scienziati spiegano un fenomeno, si perde un po' di magia ma ci si guadagna in comprensione. I cerchi sono la risultante dell'azione combinata di colonie di insetti che vivono nel sottosuolo in competizione con le piante. Sono quindi segni circolari 'vivi e vegeti', ma le fate non c'entrano. Tantomeno le divinità.

Cerchi delle fate, risultato della 'guerra' tra insetti e piante

I ricercatori dell'università di Princeton, coordinati da Corina Tarnita, hanno dunque risolto l'enigma dei circoli fatati, distribuiti in una fascia di 2 mila chilometri che percorre un tratto del deserto della Namibia meridionale, dall'Angola fino alla parte nord occidentale del Sudafrica e con una vita media di 24 anni, ma in alcuni casi di ben 75.

E lo svelano in un articolo pubblicato sulla rivista Nature: le curiose formazioni sono disegnate dall'accanita guerra che si consuma nel sottosuolo tra insetti e vegetazione.

L'effetto in superficie è molto suggestivo, ma nel sottosuolo avviene un vero e proprio 'parapiglia' a causa di più competizioni in corso: tra colonie antagoniste degli insetti della stessa specie, e tra gli insetti e la vegetazione che mira all'autoconservazione.

Con questa ultima teoria, gli scienziati di Princeton sintetizzano e superano le ipotesi preesistenti. Secondo una teoria sarebbe stata l'azione delle termiti della sabbia a produrre i cerchi; secondo un'altra, la causa è da rintracciarsi nella modalità delle piante esistenti nel terreno sabbioso del deserto, di adattarsi alla carenza di acqua e di prodotti nutritivi nel suolo.

Ora la svolta: solo la combinazione di più teorie spiega il fenomeno. È la lotta delle termiti della sabbia tra loro e delle termiti con la vegetazione a produrre i cerchi fatati. La simulazione fatta è stata validata dai dati raccolti su 4 continenti. Più di così non si può.

Ma niente e nessuno leva dalla mente degli indigeni come anche di qualche scienziato che sia il respiro velenoso di un drago che vive nel sotosuolo, la causa degli anelli di grande impatto.