Il supervulcano dei Campi Flegrei ultimamente sta lanciando segnali di una maggior "irrequietezza'', anche se i segnali di movimento, la cosiddetta "allerta gialla", si registrano già dal 2012. E' stato pubblicato uno studio sulla rivista Nature Communications da parte della Ucl di Londra e dall'Osservatorio Vesuviano dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Napoli, l'INGV. quest'ultimo puntualizza che la ricerca è da considerarsi puramente scientifica, senza implicazioni di fatto con gli aspetti della protezione civile. Ciò significa che il livello d'allerta non aumenta, si rimane in codice giallo cioè sulla soglia di attenzione.

I segnali registrati dallo studio evidenziano come ci sia una dinamica in atto ma non si può stabilire se ciò si concluderà o meno con un 'eruzione. Così ha dichiarato alle principali testate giornalistiche il vulcanologo Carlino, che è un membro del team di ricercatori dell'Osservatorio e a cui spetta la paternità del progetto insieme a Giuseppe De Natale e Christopher Kilburn, dell'Ucl. Sono concordi nell'affermare che esiste una criticità riguardante l'energia accumulata ma non è facilmente quantificabile ed inoltre tranquillizzano gli animi dicendo che in ogni caso la probabile eruzione somiglierebbe a quella più leggera del 1538, non a quelle catastrofiche da cui si è originata la caldera dei Campi Flegrei.

Come si può prevedere l'evolversi delle attività vulcaniche?

Un nuovo modello concettuale sviluppato dai ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Napoli insieme all'University college londinese potrebbe prevedere le eruzioni con largo anticipo. Lo studio osserva le deformazioni del suolo rapportate al al tasso di sismicità, e quindi analizza lo sforzo che le rocce vulcaniche sopportano rispetto a quello massimo che possono sostenere, superato il quale il vulcano può eruttare.

Il dirigente dell' INGV di Napoli, Giuseppe De Natale, spiega che se le deformazioni sono minime le rocce si comportano in modo elastico e si deformano proprorzionalmente allo sforzo interno. Quando questo supera una certa soglia le rocce diventano elasto-fragili, subiscono cioè delle fratture. All'aumentare dello sforzo interno segue un comportamento fragile delle rocce che generano fratture profonde e possono innescare un'eruzione. L'eruzione ha luogo quando le fratture profonde collegano direttamente le zone in cui si concentra lo sforzo con la superficie.