Sono ormai poche le settimane che ci separano dal 13 settembre 2017, il termine ultimo previsto per intervenire nel procedimento di valutazione ambientale strategica per l'individuazione del Sito Unico Nazionale per le Scorie Radioattive. Il Governo italiano ha da tempo avviato la procedura per individuare il sito idoneo che sia in grado di ospitare il trasferimento definitivo dei rifiuti radioattivi: un’unica struttura destinata a ricevere al suo interno ben 90 mila metri cubi di materiale radioattivo, di cui circa 75 mila metri cubi rappresentati da rifiuti a bassa e media attività (che scenderà cioè a livelli non pericolosi in circa 300 anni), e circa 15 mila metri cubi di rifiuti ad alta attività (migliaia di anni per diventare innocui).

Questi residui, comunemente identificati come scorie nucleari, sono derivanti dalle operazioni di smantellamento degli impianti nucleari delle centrali ormai dismesse, ai quali si aggiungono una notevole quantità di rifiuti industriali classificati come radioattivi e anche i residui generati dalle attività di medicina nucleare e di ricerca. Sono diverse le regioni che hanno già espresso i loro pareri nei tempi destinati alla fase preliminare ed esplorativa della valutazione di impatto ambientale: Toscana, Lombardia, Molise, Emilia-Romagna, Abruzzo e Marche, mentre la regione Lombardia ha già provveduto al deposito del parere definitivo.

La Sardegna, che a causa della sua scarsa sismicità e della sua comprovata stabilità geologica costituisce una delle regioni più idonee a svolgere il ruolo di pattumiera nucleare, anche se ciò si scontrerebbe in modo evidente con la forte vocazione turistica e rappresenterebbe un'ulteriore ferita inferta a un'isola che paga già un contributo ambientale smisurato con i suoi insediamenti militari (il 61 per cento delle servitù militari italiane, i tre più grandi poligoni d'Europa).Dalla terra dei nuraghi si leva forte il grido di contrarietà dei comitati e delle associazioni ambientaliste, tra le quali spicca la presa di posizione di Stefano Deliperi, portavoce del Gruppo d’Intervento Giuridico, il quale oltre ad annunciare la presentazione di osservazioni specifiche da parte del suo gruppo, evidenzia come in una situazione dove "mezza Italia è in fibrillazione" per il timore di essere prescelti ad ospitare i rifiuti nucleari, ma "la Regione autonoma della Sardegna finora non ha detto nulla”.