Si potrebbe arrivare ad un risultato soddisfacente nella riduzione dei gas serra soltanto con una gestione attenta delle zone umide, delle foreste e delle coltivazioni agricole. La riduzione, entro il 2030, sarebbe quantificata in di 11,3 miliardi di tonnellate all'.anno. Lo studio che è arrivato a questa conclusione è stato ideato per potenziare le soluzioni fornite dalla natura al fine di catturare la CO2 dall'atmosfera. Gestire al meglio il territorio sembra la soluzione più intelligente: l'anidride carbonica infatti, viene assorbita in misura massiccia dalle foreste e dalle praterie, e secondariamente anche dalle zone umide e dai terreni coltivati.

La ricerca che ha fornito i risultati pubblicati su riviste del settore, come Proceedings of the National Academy of Sciences, è stata condotta da istituzioni che curano la conservazione ambientale, tra cui Nature Conservancy. E' stata stimata una riduzione dell'emissione di gas serra molto ingente, circa 23,8 miliardi di tonnellate, valore che supera del 30% le stime fatte finora. Se si iniziassero almeno gli interventi a minor costo, comunque il 37% di gas sarebbe tamponato e ridotto, limitando l'aumento di temperatura globale fino al 2030 di soli 2 °C.

Il territorio va sfruttato correttamente

Bisogna insistere sul corretto sfruttamento del territorio per continuare la lotta ai cambiamenti di clima che altrimenti sarebbe già persa.

E' necessario assorbire il massimo quantitativo di carbonio dall'atmosfera e contemporaneamente ridurre la CO2 tenendo conto dell'azione del terreno. In contemporanea dobbiamo attivarci in scala mondiale per ridurre drasticamente le emissioni, intervenendo su energia, industria e trasporti, e anche sulle infrastrutture. Solo così la corsa verso l'alto delle emissioni potrebbe trasformarsi in una parabola discendente.

Il primo intervento efficace ed economico è "piantare alberi", che assorbono l'anidride carbonica riducendo l'effetto serra. La deforestazione ha causato un danno enorme e solo ripiantando centinaia di migliaia di piante potremmo rimuovere tonnellate di gas atmosferico. Anche l'agricoltura è fondamentale, dal momento che i campi coltivati occupano l'11% delle terre emerse.

Le tecniche corrette includono anche l'eliminazione di fonti d'inquinamento: la scomparsa di 522 milioni di auto potrebbe fornire una riduzione del 22% di gas. Bisognerebbe limitare, se non vietare, l'uso di fertilizzanti chimici, che innalzano i livelli di ossido d'azoto.

Le zone umide

Le "zone umide" sono aree particolari, meno estese di foreste e campi coltivati, ma che hanno una particolarità che gioca un ruolo essenziale nel mitigare i cambiamenti climatici. Esse infatti hanno la capacità di immagazzinare la maggior quantità di carbonio per ettaro di territorio. Nei terreni ricchi di torba, infatti, viene stoccato quasi un quarto del carbonio contenuto nel suolo terrestre. Ma ogni anno 780.000 ettari di zone umide vengono distrutti, bonificati, per creare terreni coltivabili, in cui viene pianatato in primis la palma da olio.