Il Ministro neozelandese, James Shaw, per il cambiamento climatico, ha annunciato, a Radio New Zealand, che il governo, in via sperimentale, concederà un visto per le persone che fuggono a causa dei cambiamenti climatici. Questa nuova categoria di visto umanitario sperimentale è diretta, in particolar modo, a coloro che sono costretti a spostarsi per l'innalzamento degli oceani. Problema particolarmente sentito nelle isole del Pacifico.

In questa fase sperimentale e iniziale è difficile dire come funzioneranno i nuovi visti. Sebbene l'annuncio sia estremamente importante, almeno perché apre un fronte per i profughi climatici, la normativa sui visti elude abilmente il problema della definizione dei profughi ambientali.

Chi avrà diritto, realmente, non ci è dato di sapere

Il visto per rifugiati climatici potrebbe creare una via legale sicura. Se creasse questo tipo di canali umanitari, la Nuova Zelanda sarebbe il primo paese al mondo a codificare questa particolare categoria di rifugiati.

Utile ricordare che la Nuova Zelanda nel 2015 ha rifiutato lo status di rifugiato a dei cittadini delle Isole Tuvalu che sostenevano di fuggire dai cambiamenti climatici.

Le famiglie che chiesero lo status di rifugiati indicarono come motivi per la concessione dello status di rifugiato "i livelli del mare in pericoloso aumento, la carenza, se non assenza, dell'accesso all'acqua potabile, e l'alto tasso di disoccupazione nelle isole Tuvalu."

Nella decisione di rigetto, i giudici hanno sostenuto che i motivi addotti non erano conformi a quanto specificato dalla Convenzione di Ginevra sui Rifugiati del 1951, secondo cui è possibile concedere lo Status di rifugiato per "persecuzioni per razza, religione, nazionalità, e motivi politici." Però gli stessi giudici hanno sostenuto che era possibile accogliere questi profughi per altri motivi umanitari.

La Nuova Zelanda, quindi, ha già la capacità di concedere visti per motivi umanitari in casi similari. Vale la pena ricordare che una gran quantità di persone emigra già verso la Nuova Zelanda per motivi di lavoro e per motivi di studio. Questo visto di cui parla il Ministro per il cambiamento climatico neozelandese è qualcosa di diverso.

Un visto legato al movimento migratorio per cause climatiche. Un visto, uno strumento per creare canali umanitari sicuri, percorsi migratori sicuri.

L'introduzione di tale visto porterebbe la Nuova Zelanda in una posizione decisamente differente rispetto al suo grande vicino, l'Australia. Ques'ultima ricordiamo ha internato diversi richiedenti asilo, tra cui moltissimi bambini.