Addio all'abete bianco probabilmente più alto d'Europa. La storica pianta, tanto nobile nella sua maestosità e nel suo portamento da meritarsi il nome di "Avez del Prinzip", che si ergeva fiera nei boschi di Lavarone (TN) in località Malga Laghetto, al confine con l'Altopiano dei Sette Comuni, è stata abbattuta dalle raffiche di vento. Dopo le intemperie che a metà Novembre scorso hanno colpito la zona montana, del sempreverde nonno è rimasto il ceppo della base di 4 metri, mentre tutti i restanti 50 metri sono stati irrimediabilmente rasi al suolo.

Albero monumentale, noto non solo negli altopiani trentini e vicentini, l' Avez del Prinzip era meta di gite scolastiche e di visite turistiche da decenni proprio per le sue dimensioni e per la sua incredibile longevità.

Anche i giganti cadono

Era già un bell'albero quando nacque Giuseppe Garibaldi.

Lo scrittore Mario Rigoni Stern lo menziona nel suo "Arboreto salvatico" (raccolta di racconti, ognuno dedicato ad una pianta diversa, pubblicata nel 1991) ricordando come alla sua ombra amava sostare Sigmund Freud. "Il portamento dell'abete è eretto. Il fusto diritto e cilindrico; la chioma è slanciata ma con gli anni, o con i secoli, assume la forma a nido di cicogna".

L'albero da tempo non era più in salute per la presenza di un formicaio che aveva attaccato la parte cava del tronco.

Un'infezione combattuta da anni ma, nonostante ciò, l'età e le intemperie lo avevano reso meno stabile.

Alto 54 metri, con una circonferenza di 5,6 metri, e un'età di 264 anni (nel 1997, vent'anni prima, stime ne davano approssimativamente un'età di 244 anni) era da tempo segnalato al Corpo Forestale dello Stato come albero monumentale d'Italia.

La tradizione popolare cimbra vuole che l'appellativo "Avez del Prinzep" derivi dalla parola "avez", ovvero abete bianco, e "del prinzep" , titolo del primo cittadino e capo di Luserna.

Un abete bianco che, per la sua imponenza poteva essere solo dedicato al leader della cultura dei Cimbri che per secoli hanno abitato l'Altopiano e che ancora oggi lì conservano usi e tradizioni.

Il panorama del paesaggio ora è sempre unico, ma quel masso che gli era appoggiato, difendendolo dal freddo e sostenendo i passeggianti per una breve sosta, sembra più grande e solo in un panorama così ampio.

I raggi del sole ora varcano il bosco più agevolmente ma la luce, in questo caso, ha i contorni di una ferita.