Donato Biscione veniva da Cancellara, poco più di un migliaio di abitanti nel cuore della Lucania, a 23 chilometri da Potenza. L'uomo, che nei giorni scorsi è venuto a mancare a Bologna, aveva 98 anni e vantava un primato da Guinness. Nato il 4 gennaio 1919, sin da ragazzino si impegnò e apprese l’arte dello “scarparo”. Viste le difficoltà economiche dell'epoca, a un certo punto decise di imbarcarsi per il Sudamerica, destinazione Buenos Aires. Quella dell'emigrazione all'estero è una dinamica che si ripropone in tempi recenti. In Argentina, Biscione divenne caporeparto in una fabbrica di scarpe e nel giro di pochi anni si sposò con una donna del suo paese d'origine, prima di tornare in Italia e stabilirsi a Bologna, dove proseguì la sua attività, aprendo una bottega per la riparazione di scarpe.

Una scarpa da Guinness dei Primati

Andato in pensione, non smise di coltivare quella sua passione per le scarpe e fu invitato da una conceria di Pisa a confezionare una scarpa dalle misure eccezionali: doveva infatti essere lunga un metro e novantadue centimetri per poter in questo modo esaltare la qualità della pelle. A quel punto, Donato Biscione ebbe la tentazione di chiedere l’inserimento nel guinness dei Primati della sua "creatura". Un riconoscimento che non tardò ad arrivare: l’8 ottobre del 1993, la scarpa venne ufficialmente inserita nel libro che contiene record provenienti da ogni parte del pianeta, a seguito di attente valutazioni da parte dell’Ufficio Omologazione Primati.

Una passione che non smise di coltivare mai

Per Donato Biscione quella sua passione non aveva più limiti: realizzò prima un sandalo femminile di enormi dimensioni, poi iniziò a dedicarsi a scarpette in miniatura e poiché non ha mai dimenticato le sue origini decise di cedere le sue nuove creature al comune di Cancellara. Quelle che sono vere e proprie opere d'arte sono ancora oggi sapientemente conservate in un angolo della Sala Consiliare aperto a tutti, mentre della scarpa da Guinness non si hanno più notizie. Anche per tale ragione, in tempi recenti, la sua famiglia ha lanciato un appello all'azienda che all'epoca commissionò la calzatura.