Un fiume in piena. Luciano Moggi, ospite sabato sera a Perugia in occasione di "Football Fest", ha ripercorso le fasi del processo "Calciopoli" (dal quale uscì prescritto ma non assolto) smontandole pezzo per pezzo. "Il pm Giuseppe Narducci inizialmente ha tentato la strada del campionato falsato ma quando è venuto fuori, invece, che le partite erano regolari è stato costretto ad entrare nel merito di un'altra questione: quella delle telefonate ai designatori. A Bergamo - ha affermato Moggi - non ho mai chiesto un arbitro. Non avevamo bisogno di raccomandazioni: eravamo i più forti.

Con i nostri giocatori l'Italia nel 2006 ha vinto i Mondiali di Germania, senza considerare poi quelli che militavano nella Francia".

GUERRA INTERNA Secondo Moggi, però, non tutti gli attacchi sono arrivati dall'esterno. "Con la morte di Gianni Agnelli - ha ricordato - ci siamo ritrovati senza difese e così i discendenti dell'avvocato ci hanno voluto fare fuori. Purtroppo per loro eravamo una dirigenza di successo e così hanno dovuto muoversi in maniera diversa. Eppure noi ci siamo battuti sempre per fare grande la Juventus: non tutti sanno, per esempio, che lo stadio è stato disegnato da noi e sempre noi abbiamo pagato il terreno tirando fuori 29 milioni di euro. Quando siamo arrivati, poi, abbiamo trovato 55 miliardi di debiti a causa della gestione di Boniperti ma siamo stati in grado di riportare in equilibrio il bilancio senza chiedere mai un aumento di capitale.

Ci aspettavamo un ringraziamento ma non è mai arrivato. In ogni caso io ritengo di essere stato un bravo dirigente".

IL CASO PAPARESTA Moggi ha poi parlato di quando discusse con l'arbitro Paparesta al termine della partita Reggina - Juventus, conclusasi 2 a 1 per i calabresi. "Ero arrabbiato con lui perché ci aveva fatto perdere non assegnandoci un gol regolare e un rigore.

Sono quindi sceso negli spogliatoi per parlare ma non lo chiusi dentro. Mai. Anche lui, in seguito, lo ha confermato". Eppure non è bastato per evitare il processo. "Palazzi ha fatto quello che gli dicevano di fare. S'inventarono che chiamai Racalbuto per far ammonire quanti più giocatori possibili dei rossoneri. Lo stesso Racalbuto che poi in un Juve - Roma ammonì 5 dei nostri.

Se il processo è finito con la prescrizione è perché i giudici non hanno trovato prove per punirmi".

CALCIO MALATO - Chi dopo "Calciopoli" si aspettava uno sport più pulito si è però sbagliato di grosso. "Dal 2006 - ha commentato - se ne sono viste di tutti i colori. Un esempio è ora il Catania ma prima c'era Oriali che faceva il passaporto falso a Recoba. Masiello ha ammesso di aver truccato una gara con un autogol e gioca in A con l'Atalanta, ma di cosa stiamo parlando? La Juve è andata in Serie B per mancanza di difesa. Non correvamo alcun rischio, al contrario di altre squadre, eppure siamo retrocessi solo noi. La verità sta venendo a galla: prima per strada mi insultavano ma non me la sono mai presa mentre adesso tante persone la pensano come me".

CAMPIONATO - L'ex dirigente bianconero ha analizzato anche le big del nostro campionato. "A Firenze non sanno scegliere i giocatori: Rossi è stato comprato rotto mentre Gomez è uno spettatore non pagante. Montella con quello che aveva a disposizione ha fatto un gran lavoro. Il Milan invece ha tutte mezzepunte che non fanno una squadra e dei difensori che lasciamo perdere. Su Thohir ho dei dubbi e se compra Kondogbia per 40 milioni significa che Pogba, preso a 0, ne vale 200". Moggi ha infine voluto tirare una stoccata a chi nella scorsa stagione, come il Napoli, ha messo in relazione i successi sul campo con il fatturato. "Chi dice queste cose solitamente poi arriva quinto in campionato. La Juve ha i soldi perché vince gli scudetti e arriva in finale di Champions League. È stata simpatica per alcuni anni ma quando ha ripreso a vincere è tornata antipatica. Ma ha i giocatori più forti, nessun debito e una programmazione a lungo termine".