Il Brescia Pride 2017 sarà il primo della storia: il corteo si terrà il 17 giugno. Nel frattempo si stanno tenendo una serie di eventi, programmati tra aprile e giugno. Ad una di queste manifestazioni è stata invitata Monica Romano: donna transgender, esperta di Lavoro, militante LGBT. Si è laureata in Scienze Politiche nel 2007 e, dallo stesso anno, si occupa di amministrazione del personale in uno studio di consulenza del lavoro a Milano. Si è occupata anche di produzione culturale e formazione sul tema della variabilità di genere, pubblicando libri, contribuendo a realizzare film e documentari, rilasciando interviste e prendendo parte a interventi pubblici.

È responsabile del Gruppo AMA - Identità di genere e del Circolo Culturale TBGL "Harvey Milk" di Milano.

Il 23 aprile 2017 è stata invitata al Caffè Letterario Primo Piano di Brescia, per parlare dell'inserimento delle persone transgender nel mondo del lavoro, e dei casi di mobbing legati all'identità di genere. L'evento era stato organizzato in collaborazione con Caramelle in Piedi Italia, CGIL - Camera del Lavoro di Brescia e l'associazione equAnime della Valle Camonica.

Transessuale, transgender, crossdresser

Per garantire la comprensione del suo intervento, Monica Romano ha cominciato con qualche nozione di lessico e storia dei termini "crossdresser", "transessuale" e "transgender". "Crossdresser" è chi ama vestirsi e comportarsi in modo considerato tipico del sesso opposto, ma senza andare incontro ad altri cambiamenti.

"Transessuale" è un termine coniato nel 1949 dal dottor David Cauldwell. Con la pubblicazione de "Il fenomeno transessuale" (1966) del dottor Harry Benjamin, entrò nel linguaggio comune. Il termine ha dunque un'origine medica, e indica coloro che non si riconoscono nel genere assegnatogli alla nascita. La letteratura scientifica attribuisce questa definizione a chi vive un disagio cronico rispetto alle caratteristiche derivanti dal proprio sesso biologico.

In un'ottica che non prevede "vie di mezzo" fra il genere maschile e quello femminile, l'unico modo per risolvere tale disagio è la transizione: la terapia ormonale e le operazioni chirurgiche volte a eliminare le caratteristiche del sesso di nascita e ad attribuire quelle del genere d'elezione. In quest'ottica, due sono i casi: quelli delle transessuali male-to-female (MTF) e dei transessuali female-to-male (FTM).

"Transgender" o "transgenere" ha un significato molto simile e ha sempre un'origine medica, essendo stato coniato dallo psichiatra John F. Oliven nel 1965. Negli anni, tuttavia, ha assunto anche una connotazione politica, perché impiegato dalle persone transgender per definire se stesse e per rappresentarsi. Si tratta di un termine ombrello, che indica tutte le forme di non conformità col sesso di nascita (compresa la condizione di gender fluid o genderqueer).

Transgender e lavoro

Il tema del lavoro è centrale nell'attivismo di Monica Romano (e non solo), perché esso è la chiave per l'inclusione sociale. La marginalità e la "prostituzione forzata" di molte persone transgender sono dovute proprio alla difficoltà di farsi assumere: spesso vengono rifiutate dopo i colloqui di lavoro, a causa dei documenti "non in regola" o (più spesso) per paura che comportino un danno d'immagine e rispettabilità.

Non aiuta molto, in questo senso, la convinzione (fondata o meno) che "le trans" si prostituiscano fuori dall'orario di lavoro: recenti fatti di cronaca lo dimostrano. Il mobbing nei loro confronti può essere sia verticale (da parte dei superiori) che orizzontale (da parte dei colleghi di pari grado). Ciò che Monica Romano suggerisce è un lavoro culturale, volto ad eliminare gli stereotipi riguardanti i soggetti transgender.

Non si tratterebbe solo (ha sostenuto l'attivista) di invitare il personale delle aziende a partecipare a incontri e conferenze sull'identità di genere, poiché ciò sarebbe poco proponibile laddove dipendenti e datori di lavoro non hanno l'istruzione di partenza necessaria. Si tratterebbe, in realtà, di far comprendere che le persone transgender (e non solo) sono risorse umane a cui non rinunciare.