C'era una volta il Real Madrid. La squadra più blasonata al mondo, con dieci Champions League in bacheca, spendeva cifre esorbitanti per accaparrarsi i migliori talenti presenti sul mercato. I Blancos andavano in giro per l'Europa a sperperare soldi e riempire le casse dei vari interlocutori, club proprietari dei cartellini di giocatori a cui il Real era interessato. I Galacticos dei primi anni duemila erano l'esempio del volere, generoso, della proprietà madrilena. Figo, Zidane, Ronaldo, Beckham erano quello che di meglio si potesse avere in rosa; il Real pur di spendere cifre esorbitanti si assicurò le prestazioni di questi giocatori.

Così come qualche anno più tardi, più di recente, il presidente Perez fece follie per acquistare due palloni d'oro: Kakà dal Milan e Cristiano Ronaldo dal Manchester United.

Ecco i Red Devils, orgoglio della Manchester calcistica che, con la nuova gestione Van Gaal, la seconda post Ferguson, hanno deciso di prendere il posto del Real. Se negli ultimi due anni i Blancos hanno lavorato bene sul mercato, in maniera accorta e precisa, la stessa cosa non vale per i 20 volte campioni della Premier. Il nuovo corso del Real Madrid targato Carlo Ancelotti è stato chiaro fin dall'inizio: acquistare sì, vendere anche. È inevitabile per una squadra del livello del Real fare mercato, da una anno a questa parte però si è curata la parte riguardante le cessioni.

La scorsa stagione le Merengues hanno sborsato una cifra vicina ai 100 milioni di euro per portare nella capitale spagnola Bale, di contro furono venduti due pezzi pregiati: Higuain per 40 milioni al Napoli e Ozil per 50 all'Arsenal. Su questa falsa riga è stato condotto anche il Calciomercato concluso ieri. Infatti agli acquisti di Kross e James Rodriguez sono seguite le cessioni di Xabi Alonso e di Angel Di Maria.

L'argentino si trasferito per 70 milioni proprio allo United.

Non fosse bastato l'acquisto dell'ala del Real, dopo l'innesto dei vari Herrera, Saw, Rojo e Blind, il Manchester United ieri ha fatto il botto di mercato. In Inghilterra è andato l'asso colombiano Radamel Falcao. L'attaccante del Monaco non ha mai gradito il trasferimento nel Principato e tempo un anno ha cambiato casa.

Su di lui c'era molto forte proprio il Real Madrid ma, a riprova di quanto detto sopra, è stato lo United a concludere l'affare. Acquisto oneroso come da copione, Falcao costerà 55 milioni di euro a cui aggiungere i 12 milioni del prestito. Non bastasse, il Tigre è stato ricoperto d'oro, contratto da 12 milioni netti.

Prima o poi l'allievo batte il maestro. Se in tempi non troppo lontani lo United fece affari convenienti con il Real cedendo prima Beckham poi Cristiano Ronaldo è evidente che i ruoli si sono invertiti. Falcao è la conferma. La corte pluriennale del Real è stata sbaragliata in un attimo dai soldi americani del Manchester. I Blancos si devono accontentare del prestito di Hernandez, sarà infatti il messicano che una settimana fa giocava a Old Trafford l'attaccante cercato da Ancelotti.

Oltre al danno anche la beffa.

La vicenda è stata mossa da ragioni esclusivamente economiche, poco tecniche. Gli spagnoli vengono dalla decima Champions League mentre gli inglesi devono rialzarsi dopo una stagione disastrosa, vero. Le economie dei due club sono però diverse. I fatturati altissimi accomunano le due squadre, le sponsorizzazioni invece le dividono. Il Real Madrid ha dovuto cedere giocatori importanti per chiudere due esercizi consecutivi in positivo, lo United sembra fregarsene delle partenze. La squadra di Manchester non dà valore più di tanto alle cessioni perché ad assisterla ci sono le sponsorizzazioni faraoniche di Chevrolet e Adidas, dal prossimo anno sponsor tecnico. Il calcio sta cambiando e, nonostante i 500 milioni di euro e rotti di ricavi fatturati lo scorso anno, il Real deve cedere il passo ai calcio-dollari. "Business is Business", il Manchester lo sa e scalza il Real Madrid, tutto a spese degli sponsor made in USA.