L'esordio di Roberto Mancini in poco meno di un mese, al di là dell'aspetto statistico, è stato irto di difficoltà. Come spesso accade in casa Inter, è il "fuoco amico" il pericolo maggiore. A partire da personaggi che hanno fatto la storia dell'Inter e che dovrebbero ponderare gli effetti delle proprie dichiarazioni. A quanto pare nell'ambiente nerazzurro, il rancore è più importante dell'appartenenza. Naturalmente parlo delle parole di Massimo Moratti. Il quale, sostanzialmente, spiega come non si dovrebbe gestire una società di calcio, e come gettare il denaro facendo il tifoso e non il manager.

Lamentandosi ancora del fatto che Walter Mazzarri, non sia stato frustato per l'ipotetica mancanza di rispetto nei suoi confronti. Non sono mancate nemmeno - precedentemente- le improvvide dichiarazioni di Sandro Mazzola. Il leggendario "baffo" interista, non perde occasione di affermare che l'Inter è squadra mediocre ed Erik Thohir non investe a sufficienza. Anche il grande Walter Zenga- rimasto scottato per non essere riuscito a sedersi sulla panchina nerazzurra - di fatto accusa il Mancio di scarso interismo.

A parte Zenga a cui, in fin dei conti, si può perdonare l'umana delusione, Mazzola e Moratti si sono mai chiesti come mai vengano sempre interpellati dalla stampa? Se notoriamente non fossero così disfattisti, nei confronti della società, le loro opinioni sarebbero ancora così interessanti?

Un gioco al massacro che si riflette su molti tifosi nerazzurri. I quali stanno ripetendo lo stesso refrain. Caro ET spendi di più. L'Inter è una cosa speciale, cosa c'entrano i bilanci ed amenità di questo genere.

Ricordando agli smemorati che l'ingaggio di Roberto Mancini è comunque un investimento, il fair play finanziario non è uno scherzo, lo dimostrano gli ispettori UEFA presenti questa settimana a Milano.

Giunti a sorpresa per fare le pulci ai libri contabili dell'Inter, che rischia una pesante sanzione. È vero, il bilancio del Mancio non è esaltante: 4 partite 2 sconfitte 1 pareggio ed una vittoria. Il suo arrivo non avrebbe trasformato i giocatori in fenomeni. I progetti si giudicano a fine stagione. Ma tutto ha un limite.

Se ci togliamo le fette di salame dagli occhi, possiamo vedere dei miglioramenti progressivi. Erano secoli che non si vedeva la squadra raddoppiare, verticalizzare, giocare la palla. Con Milan, Dniepro e Roma, l'Inter è sempre andata in svantaggio, eppure ha reagito. Nel primo tempo con l'Udinese si è visto che cosa si potrebbe fare con migliore condizione atletica e psicologica, ma per questo ci vuole ancora tempo.

Smettiamola di osannare Stramaccioni, per la sua sagacia tattica. L'Udinese ha giocato 70' minuti in 10 dietro la palla ricevendo due graziosi regali inaspettati.