Ben prima che campionati e coppe arrivino al termine, il calcio si sposta dagli stadi al mercato, che un tempo aveva anche una sua sede fisica (il mitico Hotel Gallia), ma oggi si svolge prevalentemente attraverso email o sms. Attività, quella del Calciomercato, che ancora oggi fa schizzare le vendite dei quotidiani sportivi, fatta di poche fonti concrete, di sussurri senza grida, di fantasie da strilloni, di promesse e ambizioni, di strategie dell'attenzione su un calciatore che non rientra nei piani ma il cui prezzo gonfiato può regalare spesso un bidone alle squadre concorrenti.

Ma qualcosa di vero c'è, come l'acquisto di Dybala da parte della Juventus, anche perché il presidente del Palermo ha detto chiaramente che con il denaro intascato il bilancio della squadra rosanero si assesterebbe, e non poco. Come pure, per i campioni d'Italia, i chiacchiericci sugli acquisti del tedesco Khedira del Real Madrid o della rivelazione Allan dell'Udinese o della rinuncia a Pogba, che ora vale circa 100 milioni di euro. Ma il fair-play finanziario impone a molte squadre di andare nel comparto "usato sicuro" a costo zero (per il cartellino, ovviamente) costituito dai calciatori svincolati o svincolandi tra quest'anno e il prossimo. Il portiere della Fiorentina, Neto, con contratto in scadenza a giugno 2015, già da gennaio non ha rinnovato e si è praticamente offerto alla Juventus, per fare il secondo a Buffon per qualche tempo. Potrebbero essere un buon affare Dani Alves, che va via dal Barcellona, o il citato Khedira, che non ha rinnovato col Real Madrid, ma per squadre di un certo rango, o il difensore olandese Vlaar, ancora per poco all'Aston Villa. Se per gli svincolati sono stati fatti, nel recente passato, buoni, anzi, ottimi affari per Llorente, Pogba, Menez (nell'esperienza del ritorno in Italia, al Milan), con Pirlo su tutti, qualche flop c'è stato pure, come Ashley Cole della Roma o l'oggetto misterioso danese Bendtner della Juventus. Non è il caso di elencare tutti gli affari e tutti i flop, che in linea di massima si compensano.

La vicina scadenza dello svincolo, con il relativo mancato rinnovo, ha fatto perdere al calcio italiano la formica atomica Giovinco, mentre si prevedono altri casi come il suo o quello di Neto nel corso del prossimo campionato, in assenza di rinnovi, per giocatori di qualità. In ogni caso, le società dovranno, in futuro, necessariamente sganciarsi dalla frenesia del nome a tutti i costi (nel senso stretto del termine), reinvestendo nei vivai e creando valore aggiunto e sopravvenienze nei bilanci da questa politica che ha dato frutti importanti (un campionato del mondo per la Germania), con tutto il rispetto per nomi e contratti inavvicinabili, come Messi, Neymar o Cristiano Ronaldo, che fanno la differenza e fanno spettacolo, ma sono "tanto cari"…