La Juventus non esce affatto ridimensionata dalla sconfitta di Firenze. Intendiamoci, non che per gl’uomini di Allegri non sia stata una pesante batosta. Tuttavia si tratta di un risultato che, a conti fatti, non aggiunge nulla di nuovo a quanto già si sapeva prima del match contro la viola. D’accordo, bisogna predicare “halma” perché, nelle parole dello stesso Allegri, i campionati si vincono a giugno e adesso siamo solo a gennaio. Si potrebbe persino recriminare per un rigore non concesso da Banti ai bianconeri a causa di un fallo di mano commesso da Gonzalo sul tiro-cross di Pjaca, quando la partita volgeva ormai al termine, oppure appellarsi al presunto gioco pericoloso commesso ai danni di Sandro, nell’azione che ha poi portato al gol viola.

Ma l’episodio, il caso, la circostanza sfortunata, sono solo contingenze; non cambiano la realtà dei fatti: manca il gioco, l’aggressività, la “halma”. Forse anche gl’interpreti giusti.

La difesa

Costretto dalla doppia defezione Alves-Lichtsteiner - lungodegente il primo, qualche acciacco per il secondo - Allegri si vede costretto a tornare al vecchio 3-5-2, schierando Barzagli, Bonucci e Chiellini davanti a Buffon. Le condizioni fisiche dei tre non sono ottimali e si vede già dai primi minuti; gli attaccanti viola ci mettono poco tempo ad esperirlo. Kalinic e Chiesa mandano in tilt Chiellini ed Alex Sandro (e non solo), quest’ultimo sottotono e meno preciso del solito. Dall’altra parte invece è Cuadrado a doversi abbassare continuamente fino all’out di fondo per chiudere le pericolose incursioni degl’uomini di Sousa, facendo così mancare a più riprese il proprio apporto alla manovra offensiva e soprattutto in fase di fraseggio a centrocampo.

La palla scotta. Tutta la Fiorentina pressa alto sin da subito e non concede spazio alle ripartenze palla al piede. Bonucci non imposta. Chiellini e Barzagli sono in affanno. Di fatto i primi 25 minuti sono un assedio.

Il centrocampo

Marchisio, come Sturaro e a tratti Khedira, corrono tanto ma alla cieca. Semplicemente inseguono gli avversari.

Non c’è intesa tra di loro né con il reparto offensivo. Alex Sandro e Cuadrado fanno gli aggiunti difensori e non portano palloni agl’attaccanti. Non c’è una buona circolazione di palla: il pressing asfissiante prodotto dalla squadra viola rompe gli automatismi e costringe all’errore i centrocampisti della Juventus. Manca qualità, manca il gioco.

L’attacco

Higuain non è un attaccante di movimento, indi per cui se non viene servito in modo adeguato difficilmente si trasforma nel pipita che tutti conosciamo. Ciononostante, grazie al suo immarcescibile fiuto del gol, intercetta un pallone sporco dentro l’aria di rigore e lo deposita in rete pochi minuti dopo il raddoppio di Badelj. Freddezza che invece è mancata al compagno di reparto Dybala, quando imbeccato perfettamente da Mandzukic a pochi secondi dal fischio finale spara alle stelle il pallone che avrebbe potuto regalare un punto alla squadra. Errare è umano direbbe qualcuno. Fatto sta che con il rigore sbagliato nell’indigesta finale di Doha fanno due. Interessante invece quanto fatto vedere da Marko Pjaca nel pur breve spezzone concessogli da Allegri al Franchi, includendo anche il rammarico per un rigore negatogli da Banti al termine di una funambolica incursione in aria viola.

Ha ragione Leonardo Bonucci a sottolineare che dopo una prestazione così deludente, da qualsiasi punto di vista la si voglia considerare, non ci sono alibi che tengano. Per di più, raramente quest’anno la Juventus ha saputo esprimere un gioco convincente e fluido. Molto spesso la formazione allenata da Allegri è apparsa sofferente, in debito di idee, poco creativa. Non è una novità del resto. Intanto “halma, halma”.