Seguendo la vicenda del Closing rossonero dall'inizio, era stato possibile notare da subito elementi che lasciavano pensare. Non a tutti la Cina sembrava così vicina, ma mettendo in fila le continue difficoltà, i rinvii sull'accordo e quant'altro, era stato possibile ipotizzare scenari diversi da quelli che potevano sembrare scontati, trasformando la gloriosa società rossonera da italiana a cinese. Così, sempre seguendo l'evolversi degli eventi, era stato facile riscontrare quello che stava accadendo al Milan.

Costruzione di una squadra tutta italiana.

Sono ormai risapute le motivazioni che hanno portato Silvio Berlusconi a mettere in vendita la sua società e come si è arrivati al closing mancato, quello che ancora non si conosce nonostante la trattativa vada avanti da mesi, è la composizione della Ses. Nell'aspetto prettamente tecnico, il Milan ha incassato ben duecentoventi milioni di euro non più esigibili dalla cordata cinese, ma la società di via Aldo Rossi è ancora saldamente nelle mani della famiglia Berlusconi. Anzi, oggi più che mai. Durante i mesi di avvicinamento alla presunta chiusura dell'affare peraltro mai avvenuta, la squadra è stata apparentemente lasciata nel limbo senza una dirigenza certa che potesse prendere decisioni di mercato e volte al futuro.

La realtà però non è come appare. Berlusconi insieme al fido Galliani, hanno portato avanti il progetto caldeggiato da sempre dal Presidente rossonero; una squadra di giovanissimi italiani provenienti dal vivaio che potessero crescere a costo zero diventando il Milan del futuro. Così in effetti è stato. Donnarumma, Locatelli, De Sciglio, Romagnoli solo per fare qualche nome, costituiscono già l'ossatura del progetto.

L'estenuante trattativa, ha indubbiamente creato un clima di incertezza riguardo la guida societaria, distogliendo l'attenzione e la pressione dalla dirigenza che ha potuto operare in questa direzione con relativa "tranquillità". La stagione fin qui positiva dei ragazzi di Montella, ha contribuito a mantenere un clima abbastanza sereno, favorendo il conseguimento di risultati positivi a partire da quello di Doha contro la Juventus.

Primi dubbi e continui rinvii. La chiusura per la cessione della società di Via Rossi dopo il versamento della prima caparra da cento milioni, sembrava dietro l'angolo a inizio d'anno, poi il primo rinvio giustificato da intoppi burocratici. Alla data di scadenza, Ses versa una seconda caparra di altri cento milioni di euro chiedendo un'ulteriore proroga, il resto è storia recente. Sino Europe Sport chiede un ulteriore slittamento ad aprile, promettendo a Fininvest un ulteriore caparra di altri cento milioni di euro. A questo punto, vengono a decadere le garanzie inizialmente date dalla cordata cinese. Berlusconi sempre più indispettito minaccia di mandare all'aria il closing definitivamente trattenendo come da accordi le caparre versate tenendosi il Milan, tanto più che della terza caparra promessa, arriva solamente una tranche di venti milioni.

Per accettare infatti un'ulteriore proroga, mancano ottanta milioni da versare nelle casse Fininvest che non concederà ulteriori rinvii prima di aver incassato quanto pattuito. Voci di corridoio parlano dell'arrivo della somma mancante entro il fine settimana o al massimo all'inizio della prossima.

Sino Europe Sport e gli uffici che non esistono. A rivelarlo è la Reuteurs che ha inviato i suoi giornalisti al World Trade Center di Changxing a due ore da Shanghai, alla ricerca della sede della Ses. Quello che hanno, o meglio non hanno trovato, conferma tutti i dubbi sollevati. Gli uffici delle società legate alla Ses, registrate in loco, non esistono, quindi la presenza sembrerebbe solo virtuale.

Nelle ultime ore si parla con insistenza di un'alternativa al Closing che sarebbe capitanata da Galliani insieme a Renzo Rosso della Diesel già sponsor del Milan e al portoghese Mendes. Galliani non farebbe mai uno sgarbo simile a Berlusconi, ma se Berlusconi fosse d'accordo sull'operazione?