La legge del più forte non vale sempre, ma il più delle volte rappresenta un grande dato di fatto. Mai come quest'anno, tale suddetta legge calza a pennello con la nostra amata Serie A, un campionato, che nel corso della sua lunga storia si è manifestato, come uno dei più competitivi e di gran lunga, uno dei più equilibrati. Purtroppo, non possiamo dirlo per quest'anno, in quanto, arrivando ad oggi, si presenta come un torneo dove le prime sei squadre sembrano fare un percorso a parte rispetto al resto del gruppo. La forbice tra ricchi e poveri si è allargata e infatti le conseguenze sono ormai sotto gli occhi di tutti: un campionato non equilibrato, dove un ristretto numero di squadre vince sempre contro la maggioranza.

La legge del più forte ci permette di dire che le prime sei squadre in classifica (Juventus, Roma, Napoli, Lazio, Inter, Atalanta) si sono spartite ben 354 punti sui 785 disponibili, che costituiscono il totale della Serie A.

Si tratta di un calcolo veramente spropositato, tanto che lo vede come il più alto della storia del nostro calcio e quindi da rappresentare un vero e proprio record. Un record, che rimaneva in vita da ben undici anni, ovvero da una delle più brutte stagioni della storia della Serie A, l'annata di calciopoli 2005-2006, dove, ancora una volta, a viaggiare a ritmi altissimi erano solo 6 squadre, ossia Juventus, Milan, Inter, Fiorentina, Roma e Livorno. Tre di queste sei squadre, sono presenti anche nel nuovo record e inoltre se oggi la differenza tra il primo posto occupato dalla Vecchia Signora e il sesto occupato dall'Atalanta è di soli 18 punti, in quell'annata, invece i punti che dividevano la Juve di Capello e il sorprendente Livorno erano ben 29, quindi l'elite, oggi, risulta essere più compatta.

Un altro dato significativo è quello della zona retrocessione, che vede nella situazione attuale, un risultato già scritto, con le ultime tre, Pescara, Crotone e Palermo, già spacciate, visti i tanti punti che li separano dal quartultimo posto occupato dall'Empoli. Un distacco che, ovviamente, azzera le motivazioni di rivalsa di squadre come Bologna, Chievo o Cagliari, che praticamente salve a metà campionato e senza aspirazioni europee, hanno la facilità di giocare tranquille, senza il coltello tra i denti. Pertanto un bottino così risulta essere assai preoccupante per il futuro, ma la speranza è che quella di quest'anno sia solo un'annata di transizione.