Curioso scherzo del destino che il 33° scudetto della Juventus, il 6° consecutivo che, di fatto, rappresenta un ulteriore record per il calcio italiano, possa arrivare nella tana della Roma. Il 14 maggio, allo stadio 'Olimpico', basterebbe un punto ai bianconeri per confermarsi campioni d'Italia. Ovviamente i giallorossi faranno di tutto per rovinare la festa agli odiati rivali torinesi. Statisticamente, non sarebbe la prima volta che la Vecchia Signora vince uno scudetto sul terreno capitolino, accadde nella stagione 1972/3, quando il Milan crollò nella 'Fatal Verona' e la Juventus vinse in rimonta sul campo della Roma, sorpassando i rossoneri all'ultima giornata.

Ma se parliamo di Roma-Juventus, la mente va inevitabilmente agli anni '80, quando lo scontro diretto valeva lo scudetto ed in palio c'era qualcosa di più di un trofeo sportivo: la sfida assunse quasi connotati politici e divenne una lotta tra 'governativi' e 'rivoluzionari'.

'Er go' de Turone'

Naturalmente non stiamo parlando di politica, la nostra è semplicemente una metafora applicata al calcio. A cavallo tra gli anni '70 ed '80 la Juventus dominava la scena anche se, diversamente da ciò che accade oggi, c'erano state delle 'intromissioni' come quelle di Milan ed Inter nel 1979 e nel 1980. Nela stagione 1980/81 i bianconeri allenati da Giovanni Trapattoni si sono scrollati di dosso un pò tutte le contendenti, tranne una: la Roma di Nils Liedholm.

Il 10 maggio 1981 si arriva allo scontro diretto al Comunale di Torino, mancano tre giornate alla fine e la Juventus ha un punto di vantaggio. Il risultato è bloccato sullo 0-0, ma i padroni di casa sono in difficoltà anche a causa dell'inferiorità numerica per l'espulsione di Furino. Al 75' accade qualcosa che cambierà la storia del calcio di quel periodo: va in gol il difensore romanista Maurizio Turone, marcatura convalidata dall'arbitro Bergamo che viene però annullata un istante dopo su segnalazione dell'assistente di linea.

La Juventus vincerà poi il campionato, ma le polemiche per quell'episodio non si placheranno mai. 'Er go' de Turone' ha segnato una generazione di tifosi giallorossi, in realtà ancora oggi, guardando e riguardando le immagini, non è facile stabilire la dinamica dell'azione. "Questione di centimetri", dirà il presidentissimo della Roma, Dino Viola, e Giampiero Boniperti gli invierà un righello.

La lotta tra i governativi, detentori del potere juventino, ed i rivoluzionari capitolini, inizia proprio quel 10 maggio di 36 anni fa.

Il 'golpe' del 1983

Passerà un'altra stagione, quella datata 1981/82 in cui sarà la Fiorentina a fare le veci rivoluzionarie, ma si dovrà arrendere all'ultima giornata. Anche nel duello tra viola e bianconeri peseranno i 'sospetti' di decisioni arbitrali quantomeno discutibili a favore dei campioni d'Italia. Ad ogni modo si arriva al campionato 1982/83 il cui finale sembra già scritto in partenza: la Juventus ha l'ossatura della Nazionale italiana fresca campione del mondo in Spagna, in più si è rafforzata con gli arrivi di Michel Platini e Zibi Boniek. Eppure la partenza dei campioni è stentata, al contrario della Roma di Falcao, Pruzzo e Bruno Conti che, giornata dopo giornata, prende il largo.

I bianconeri iniziano a mostrare un passo più regolare nel girone di ritorno, tuttavia allo scontro diretto che si disputa all'Olimpico il 6 marzo 1983, la Roma ha cinque punti di vantaggio. Liedholm prova a sorprendere i rivali, schiera a sopresa Falcao in posizione avanzata e la mossa spiazza la rigida difesa con marcature fisse di Trapattoni. I giallorossi passano in vantaggio proprio con un gol del brasiliano, ma poi Iorio fallisce il colpo del K.O. e qui inizia l'incredibile reazione della Juventus che pareggia il conto con Brio e poi completa l'opera con Platini. I campioni in carica sembrano dunque in grado di respingere il 'golpe' romanista, i punti di distacco ora sono soltanto tre.

Tre giornate più tardi, però, arriverà l'incredibile 'suicidio' bianconero nel derby contro il Torino che, di fatto, spianerà la strada alla 'rivoluzione romanista' che diventerà realtà a Genova, l'8 maggio 1983.

La Juventus torna al potere

La stagione 1983/84 è dunque atipica, la Roma ha lo scudetto sul petto: il secondo dopo oltre 40 anni di digiuno. La Juventus ha tutta l'intenzione di riconquistare il regno perduto. La supersfida tra golpisti diventati governativi ed ex governativi spodestati assume tinte gattopardiane, in onore alla famosa frase "Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi" dell'immortale opera letteraria di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. A pronunciarla nel romanzo è Tancredi Falconieri, nipote del principe di Salina.

Curioso che sia quasi omonimo del portierone romanista, Franco Tancredi. Ad ogni modo tutto è cambiato, ma tutto resterà uguale al termine della stagione in cui la Juventus si riprenderà il titolo con due punti di vantaggio sulla Roma. Ma è in questo campionato che si disputa una delle sfide più belle di sempre tra le duellanti, quel 2-2 del dicembre 1983, stadio Olimpico: la Roma passa in vantaggio con Conti, la Juventus pareggia con Penzo e ribalta la situazione con Platini. Il copione andato in scena nove mesi prima sullo stesso terreno sembra ripetersi, ma arriverà il pareggio di Roberto Pruzzo. Era una grandissima Roma, la stessa che a maggio del 1984 sarebbe arrivata alla finale di Coppa dei Campioni, ma si sarebbe arresa al Liverpool dopo i calci di rigore.

Il fallito 'golpe' del 1986

Ci sarà un'annata di transizione, il campionato 1984/85 sarà vinto dal sorprendente Verona di Osvaldo Bagnoli. La Juventus vincerà la sua prima Coppa dei Campioni, a fine stagione entrambe le squadre cambiano radicalmente volto e nella stagione 1985/86 una formazione bianconera estremamente ringiovanita parte a razzo e sembra potere vincere il campionato a mani basse. Non ha però fatto i conti con l'incredibile crescendo romanista nel girone di ritorno: guidata in panchina da Sven Goran Eriksson e trascinata dai gol di Pruzzo, la Roma si rende protagonista di una straordinaria rimonta. Lo scontro diretto dell'Olimpico non avrà storia: Pruzzo, Graziani e Cerezo schiantano i bianconeri con un 3-0 che alla fine non rende l'idea dello strapotere giallorosso di quel pomeriggio, nel giro di poche giornate la Juventus viene agganciata in classifica e Dino Viola parla già da presidente 'golpista', futuro campione d'Italia.

La favola romanista troverà la sua strega, l'incredibile Lecce già retrocesso che condannerà la Roma ad una sorprendente sconfitta casalinga e darà il via libera al 22° titolo bianconero.

Una lotta che ha perso mordente

La lunga sfida iniziata nel 1981 finisce praticamente sotto i colpi leccesi, quel 20 aprile 1986. Negli anni a venire, il calcio italiano troverà altre regine: il Napoli di Maradona, il Milan 'olandese', l'Inter 'tedesca' e trapattoniana. Tuttavia la Juventus tornerà sul trono nella metà degli anni '90 e il nuovo duello sarà con il Milan berlusconiano. Alla Roma riuscirà ancora un 'golpe', quello della stagione 2000/2001 in cui arriverà il terzo scudetto con due punti di vantaggio sulla Juventus.

Negli anni post-calciopoli, i giallorossi riprenderanno il ruolo di rivoluzionari contro il nuovo governo, quello dell'Inter, ma il colpo di Stato non riuscirà mai sebbene la squadra capitolina ci andrà parecchio vicina nel 2010, l'anno del triplete nerazzurro. Quella della Juventus attuale è praticamente una dittatura che non ammette alcuna intromissione, la Roma ha tentato di rispolverare quei panni sgualciti da un trentennio, ma la rivalità tra i due club sembra aver perso mordente. Era un altro calcio, meno atletico, meno stressante, ma infinitamente più letterario e, indubbiamente, di ben altro spessore tecnico.