spal tutta italiana? "Difficile in Serie A". Con ogni probabilità, l’utopia autarchica della Spal tornata in serie A dopo 49 anni con una rosa di soli giocatori italiani (unico caso in serie B) è destinata a svanire il prossimo anno? “Non so se l’anno prossimo riavremo una Spal tutta italiana” ha dichiarato l’allenatore della Spal, Leonardo Semplici, che ha precisato “Sarà difficile proseguire anche l'anno prossimo su questa strada: siamo obbligati a guardare agli obiettivi della società e ai bisogni della Serie A”. Il segreto del successo? Secondo il tecnico fiorentino è la programmazione, facendo un passo alla volta con un occhio sempre al budget.

“Conosciamo molto bene – ha proseguito Semplici – le complessità delle neopromosse, cercheremo di rispettare i nostri parametri finanziari. L’anno scorso, appena partiti, ci consideravano già spacciati, a novembre eravamo in zona playoff: i giocatori hanno fatto il resto, superando inaspettatamente ogni limite".

Business multietnico e crisi del calcio italiano

Nel business milionario del calcio, negli ultimi decenni è aumentato in maniera esponenziale l’utilizzo di giocatori stranieri: questa ricerca di attrarre calciatori importanti da altri Paesi si è col tempo trasformata anche in veri e propri investimenti da parte delle società italiane su giovanissime speranze fatte arrivare dall’estero e fatte crescere nei propri vivai.

Questo fenomeno, poi, ha portato alla mancata emersione di giovani di talento italiani a scapito del sistema calcistico nazionale. Nei mesi scorsi aveva fatto discutere la storia di Filippo Cardelli, promessa della Primavera della Lazio e della nazionale azzurra U.17. Nonostante il grave infortunio al legamento crociato, con ogni probabilità Cardelli avrebbe trovato un posto nella prima squadra.

La poca valorizzazione dei talenti italiani e la troppa attenzione verso giovani stranieri ha portato il giovane laziale a trasferirsi negli Usa.

Spal, il miracolo italiano della Serie B

La cavalcata della Spal guidata Semplici, è cominciata due anni fa con la vittoria del proprio girone di Lega Pro e la salita in Serie B dalla quale mancava dal 1993.

L’avvio della stagione non prometteva nulla di buono (nelle prime 6 gare la squadra di Ferrara aveva collezionato solo 5 punti): poi, però, è cominciata la storica risalita con il posizionamento tra le prime cinque squadre a novembre fino allo storico ritorno nella massima serie. Una squadra, un acronimo: Spal, infatti, è il nome più conosciuto della Società Polisportiva Ars et Labor, squadra nata nel 1907 e presente in serie A tra gli anni ’50 e i ’60 del secolo scorso: poi, arrivarono le retrocessioni (fino alla Serie C2), i fallimenti e le rinascite.

Decisiva si è rivelata la rifondazione del 2013, grazie all’imprenditore Francesco Colombarini, titolare della ditta Vetroresina, con sede a Ferrara e varie succursali in Brasile e Usa.

Colombarini risollevò la Spal dalla Serie D. “Quando ci contattò il sindaco di Ferrara, la società di calcio stava per scomparire: così abbiamo sciolto la nostra squadra Giacomense che arrivò in C2 dalla Terza Categoria, per fonderla con la Spal”. Poi, il miracolo della promozione in Serie A con giocatori italiani destinato, quasi sicuramente, a svanire il prossimo anno. Peccato.