Calcio, giovani e un problema grande così: fabbricare illusioni per accalappiare denaro alle spalle dei sogni dei ragazzi e delle loro famiglie. È una brutta storia di calcio e immigrazione clandestina quella che ha portato ad arresti in serie al termine di un'inchiesta partita da Prato, ma che rischia di coinvolgere buona parte del calcio italiano.

Insomma, il solito scandalo, magari non destinato ad avere le conseguenze devastanti di Calciopoli, o quelle meno telluriche di Passaportopoli e dei ciclici casi di calcioscommesse, ma che si carica di tutto il peggio che anima le cronache del Belpaese, essendo nata da un'indagine su un sospetto caso di immigrazione clandestina.

Un’indagine che getta un’ombra non inedita di discredito sul sommerso del mondo giovanile e soprattutto su quello che accade prima dell’approdo al professionismo, quando troppo spesso personaggi di malaffare e venditori di sogni si trasformano in aguzzini degli stessi.

Il casus belli

L'indagine, coordinata dai sostituti procuratori Lorenzo Gestri e Lorenzo Boscagli con la supervisione del procuratore capo, Giuseppe Nicolosi, è partita dal sospetto che alcuni dirigenti del Prato calcio, società di Lega Pro, abbiano alterato i risultati di alcune partite favorendo l'ingresso illegale in Italia di minorenni africani attraverso documentazioni fittizie, che attestavano false parentele presso l'Ambasciata Italiane di Abidjain e poi fatti arrivare a squadre di serie superiore con profitti ricavati dalle squadre che ne hanno detenuto il cartellino dopo l’arrivo in Italia.

I sospetti

Quattro le misure di custodia cautelare emesse, tra le quali quelle per i presidenti di Prato e Sestese, un procuratore sportivo e una donna di origine ivoriana. Effettuate anche perquisizioni a carico di arbitri, presidenti e direttori sportivo di club non coinvolti al momento nell’inchiesta. Al tutto si è accompagnata una serie di perquisizioni nei confronti di alcune società, tra le quali Fiorentina, Inter e Cittadella, alle quali sono stati chiesti atti societari.

Va però specificato che le società in questione sarebbero parte lesa: nel caso della Fiorentina, ad esempio, che avrebbe tesserato il giocatore ivoriano che ha usufruito di un appartamento e di benefit in virtù dell’ingresso irregolare in Italia, il club viola, come spiega il procuratore Nicolosi “nulla sapeva dello status alterato del giocatore".

Partite alterate?

Tanto per non farsi mancare nulla si indaga anche su un giro di presunte partite truccate e scommesse: 11 le partite sotto la lente d’ingrandimento da parte della Squadra Mobile di Prato, tra Lega Pro, Eccellenza e Promozione Toscana. Oltre alle misure cautelari, i cui destinatari sono i presidenti del Prato Paolo Toccafondi, cui è stata inflitta anche l'interdizione alla gestione della società, e della Sestese (Filippo Giusti), un procuratore sportivo (Filippo Pacini), e a una donna di origine ivoriana, sono state eseguite 12 perquisizioni, anche a carico di arbitri di calcio, presidenti, segretari e direttori sportivi di altre società di calcio. Il tempo darà la giusta dimensione del caso e della portata dello scandalo annesso, ma a prescindere dall’esito l’attenzione sulla gestione dei giovani giocatori e dell’iniziazione al mondo del calcio dovrebbe essere affrontata con più consapevolezza dai vertici del calcio italiano.