Non sono soltanto i missili che arrivano dalla Corea del Nord, ma anche i giovani talenti del calcio. Ne sa qualcosa il Perugia che, attualmente, ha in rosa due attaccanti nordcoreani entrambi classe 1998: Han Kwang-song e Choe Song-hyok. Han è arrivato in Umbria lo scorso 7 agosto, ceduto in prestito dal Cagliari con opzione di riscatto e controriscatto, ed è stato il grande protagonista della prima giornata del campionato di Serie B. L'attaccante asiatico ha messo la propria firma in calce nella larga vittoria ottenuta dal Perugia in casa della Virtus Entella, 5-1, realizzando addirittura una tripletta.

Del resto aveva già dimostrato una certa confidenza con il gol nella passata stagione in serie A con il Cagliari, riuscendo a segnare una rete in appena cinque presenze collezionate in maglia rossoblu. Il suo connazionale Choe era invece rimasto senza squadra, dopo la fine del contratto che lo legava alla Fiorentina che lo aveva acquistato per la squadra Primavera. Il Perugia lo ha tesserato lo scorso 14 luglio. Fermo restando il valore dei giocatori, la questione si intreccia direttamente con la politica. L'arrivo in Italia di calciatori nordcoreani può in qualche modo violare l'embargo internazionale nei confronti di Pyongyang?

L'interrogazione parlamentare

La storia non è nuova ed è stata riproposta adesso da alcune testate, sportive e non, alla luce del grande esordio di Han con la maglia del Perugia.

Quando la Fiorentina acquistò Choe nel 2016, infatti, la sua vicenda finì sotto la lente di ingradimento di due deputati del PD, Michele Nicoletti e Lia Quartapelle, che sollevarono il sospetto di possibili fondi illeciti che sarebbero pervenuti al regime nordcoreano tramite i calciatori all'estero. La Corea del Nord, come noto, è sotto embargo da Stati Uniti ed Unione Europea, ma nel Paese vige la normativa che qualunque cittadino trasferito all'estero per lavoro deve versare il 70 per cento dei propri emolumenti allo Stato.

Secondo le statistiche, sarebbero almeno cinquantamila i lavoratori nordcoreani all'estero, dai quali il regime percepisce un incasso che si aggira intorno ai due milardi di dollari all'anno. Il trasferimento di numerosi calciatori fuori dalla Corea del Nord, pertanto, rientrerebbe in questo sistema e, alla luce degli ingaggi che sono certamente superiori gli stipendi di un normale lavoratore, è una leva piuttosto imponente di questo escamotage per aggirare le attuali sanzioni che gravano su Pyongyang.

La questione fu oggetto di un'interrogazione parlamentare che venne presentata dai due esponenti politici citati nel marzo del 2016, ma rimase senza risposta. In realtà all'epoca la Fiorentina aveva tesserato Choe per la formazione Primavera e, pertanto, come 'giovane di serie' che non percepiva alcun stipendio. Ma il problema si presentò in effetti qualche mese dopo, nel momento in cui l'attaccante stava per essere tesserato come calciatore professionista, motivo per cui si preferì lasciarlo libero viste le descritte difficoltà di contrattualizzazione.

I rapporti con la stampa

Il caso di Han, a tutti gli effetti sotto i riflettori dopo le prodezze della prima gara di campionato, riaccende ora tutti questi dubbi.

Nell'interrogazione suddetta, i due firmatari puntavano l'indice sulla Federcalcio nordcoreana che, a tutti gli effetti, è uno strumento del governo diretto da Kim Jong-un. Che Pyongynag abbia direttamente curato il trasferimento dei propri calciatori all'estero è testimoniato anche dalla presenza in Italia, nel 2016, del segretario generale federale della Corea del Nord che ha personalmente discusso le condizioni legate ai contratti ed alla permanenza dei propri connazionali nel Belpaese. Tra le condizioni imposte dal regime, ci sarebbe l'assoluto divieto da parte dei calciatori nordcoreani di avere contatti con la stampa. A Perugia, però, Han ha tenuto una conferenza di presentazione, dove ha parlato pochissimo anche se le sue difficoltà di espressione potrebbero essere esclusivamente legate alla scarsa conoscenza della lingua.

Choe Song-hyok invece avrebbe una discreta fluidità nell'esprimersi in italiano, ma non ha tenuto alcuna conferenza stampa, aspetto che alimenta i sospetti delle limitazioni imposte dal regime. Del resto anche a Firenze il giovane attaccante non aveva alcun contatto con i giornalisti italiani ed era costantemente accompagnato da un tutor. Fonti da Firenze, ma anche da Perugia, assicurano però la sua perfetta capacità di comprendere e parlare italiano.

Calcio e politica

Il mistero, pertanto, si infittisce ed alla luce delle tensioni internazionali che vedono al centro la Corea del Nord, c'è tutto l'interesse mediatico nell'alimentarlo. In proposito, pertanto, i sospetti di possibili canali indebiti di finanziamento che possano arrivare fino a Pyongyang non si sono placati.

"Proseguiremo a monitorare tutte le transazioni che concernono l'arrivo di calciatori nordcoreani in Italia", ha spiegato il sottosegretario agli esteri, Benedetto Della Vedova. In realtà le società di calcio non hanno alcuna responsabilità in tal senso, perché si limitano a pagare i calciatori che, poi, sono liberi di utilizzare i fondi come meglio credono. Se davvero parte degli stipendi di Han Kwang-song e Choe Song-hyok finisce nelle casse del regime di Kim Jong-un, non è certamente una responsabilità del Perugia. Alla luce delle attuali sanzioni internazionali, sarebbe dunque il caso di bloccare gli arrivi di calciatori dal Paese asiatico? C'è un solco netto tra calcio e politica che non dovrebbe mai essere colmato, ma ci rendiamo conto che ciò è impossibile in un regime come quello norcoreano.

Però ci mettiamo anche nei panni di due giovani, come gli attuali attaccanti del Perugia, che hanno solo voglia di giocare a calcio e, nel caso di Han, ci riescono anche molto bene. Loro incarnano il sogno di tanti ragazzi, dall'Asia all'Europa. Questo, a nostro avviso, vale più di tutte le sanzioni ed i regimi del mondo.