Antonio Conte non è mai stato un tipo banale, e non è certamente uno che apre bocca giusto per darle aria. Quando lo fa, c'è una ragione. Lo si notava già quando giocava: dalle polemiche con Lippi e la dirigenza juventina, frutto di quel rapporto amore-odio con la società bianconera, le esultanze agli Europei di Belgio e Olanda del 2000 e i battibecchi con gli avversari (rimasto negli annali quello con Materazzi del dopo-Perugia).

Quando è passato dal campo alla panchina, poi, con tutta l'attenzione mediatica (pure troppa, a volte...) che i mister oggi ricevono, questa caratteristica si è fatta ancora più polarizzata.

A tutti è rimasta impressa la conferenza stampa dello scandalo scommesse 2011/2012, da cui è scaturita l'imitazione di Maurizio Crozza, con quell'“agghiaggiande”, i modi di dire rivisitati e i continui riferimenti ai capelli di Conte stesso.

Però anche a Siena si era arrabbiato durante una conferenza stampa e l'addio al Bari dopo la promozione in A era stato altresì pepato, con rivelazioni da ambedue i lati dei contendenti. Ecco, prendete una persona, o un personaggio, come Antonio Conte, dategli in mano un microfono e non rimarrete delusi.

Prova ne sia la sua intervista a Radio Anch'io, trasmissione di Rai Radio Uno. Ai microfoni dell'emittente nazionale il tecnico campione d'Inghilterra in carica non ha lesinato sui temi proposti.

Ha infatti affermato: “Ho nostalgia dell'Italia, tornerò, e non escludo che un domani farò il dirigente”. Una bomba, letteralmente, perché l'Italia che non riesce più ad attrarre le grandi stelle del calcio mondiale può contare sulla saudade di quello che uno dei migliori allenatori al mondo, forse il migliore in assoluto.

Conte ha poi affermato che la Serie A sta risalendo ma che la Premier League resta la meta preferita dai campioni, che negli stadi inglesi si va per fare festa, che il VAR può essere una novità positiva e che il Napoli di Sarri sta crescendo di stagione in stagione.

Insomma, un Conte a tutto tondo come ha abituato media ed appassionati. Che a questo punto aspettano solo di vederlo dietro una scrivania, a provare magari a cambiare da dentro la realtà del calcio italiano. Ci ha provato quand'era ct e ci stava quasi riuscendo, da dirigente con qualche potere in più sarebbe pressoché certamente in grado di riuscirci. Sarebbe una bella boccata d'aria fresca, promossa da uno che peraltro farà appena i cinquant'anni nel 2019. E che ha già trofei in bacheca da giocatore e da allenatore.