Luciano Spalletti sembra non voler dare troppa importanza al momentaneo primo posto in classifica dell’Inter. Sebbene qualche mese fa in pochi avrebbero scommesso sui nerazzurri in testa alla classifica insieme al Napoli e alla Juventus a punteggio pieno dopo quattro giornate, il tecnico di Certaldo ci tiene a mantenere i piedi per terra. Così chiarisce che “tutti devono essere consapevoli che non siamo ancora ben collaudati”, perché “il percorso è ancora da tracciare, è presto per poter inserire il pilota automatico”. L’allenatore sa bene che la strada è lunga e piena di ostacoli: il timore è che ci si adagi sui risultati raggiunti, pensando che non serva più continuare a lavorare con lo stimolo a migliorarsi di continuo.

Invece è importante conservare la massima concentrazione perché un risultato a sorpresa può sempre venire fuori.

Un campionato insidioso

Spalletti conosce bene le insidie di un campionato dove, oltre alle cinque squadre che gli esperti danno in lotta per la Champions League (Inter, Juve, Napoli, Roma e Milan), non sono da sottovalutare Lazio, Torino e Sampdoria: tutte formazioni in grado di organizzarsi, pressare e leggere il gioco, specialmente nelle fasi di transizione. Ma il mister nota dei cambiamenti anche nelle favorite, che ormai sono attente a non aprirsi troppo, riuscendo ad utilizzare le individualità, ma anche, quando serve, il collettivo. Inoltre il tecnico non crede fino in fondo neanche alla storia del campionato diviso a metà: una formazione come il Crotone, ad esempio, ha dimostrato di essere capace di creare problemi, tanto da far venire fuori la notevole reattività di Handanovic in più di un’occasione.

Il lavoro di Icardi per la squadra

Spalletti si sofferma sui singoli, a partire da coloro che hanno raccolto i maggiori elogi in queste settimane: Ivan Perisic e Mauro Icardi. Al mister non piace questa eccessiva attenzione dei media nei loro riguardi: esaltandoli troppo si rischia di allontanarli dalla squadra, perché più che alla bravura dei singoli, è importante il lavoro di gruppo che aiuta anche a perfezionare giocatori di qualità come loro stessi.

Icardi, ad esempio è molto forte, “serpentesco” in area di rigore. Ma quando arretra a palleggiare, creando superiorità numerica e stanando i difensori avversari, aumenta il potenziale di tutta la formazione, favorendo la mobilità dei centrocampisti nerazzurri.

Un centrocampo dinamico

A Spalletti infatti piacciono i centrocampisti che non rimangono statici, dando col passare del tempo un vantaggio agli avversari, ma quelli che ruotano di continuo, creando imprevedibilità: i migliori per questo ruolo sono Joao Mario e Brozovic, ma anche Perisic, Candreva ed Eder devono essere capaci di inserirsi non rimanendo sulle fasce.

Discorso a parte per Gagliardini: contro il Crotone ha faticato perché le condizioni ambientali penalizzavano un giocatore con la sua fisicità, ma è comunque stato molto produttivo, lavorando tanto, anche se con qualche pallone sbagliato di troppo, ma svolgendo nel complesso bene la sua funzione di interdizione.

La difesa di Dalbert

Spalletti ci tiene a preservare anche Skriniar dagli elogi eccessivi, ma soprattutto difende Dalbert: “Durante la gara ha svolto la sua parte alla grande – spiega il mister – risultando fin troppo attento nel fare ciò che gli avevamo chiesto, tanto da apparire quasi timoroso”. Il tecnico nerazzurro ne apprezza il modo di partecipare alla fase difensiva, non solo trovando la posizione, ma anche andando a cercare il contatto con l’avversario. Infine un accenno a Cancelo, che sarà recuperato prima del derby, ma sul quale non si vuole accelerare troppo, nonostante i desideri del giocatore, per evitare possibili ricadute.