Eroi per caso, quando ti aspetti i vari Meazza, Nordhal, Mazzola, Rivera, Altobelli, Van Basten, Ronaldo o Shevchenko. La storia del derby di Milano è talmente densa di protagonisti che rende difficile, anzi impossibile, sceglierne gli uomini simbolo. Possiamo definire tali Paolo Maldini o Javier Zanetti, i giocatori che ne hanno disputati di più: 56 per l'ex difensore rossonero e della Nazionale italiana, 47 per l'eclettico capitano argentino dell'Inter. Oppure i massimi goleador, Andriy Shevchenko tra le file del Milan (14 gol) e Giuseppe Meazza per i nerazzurri (12).

In vista del prossimo derby, in programma il 15 ottobre alle ore 20.45 e valido per l'8^ giornata del campionato di Serie A 2017/2018, scegliamo però di mandare 'la classe operaia in paradiso' ed innalziamo a uomini-simbolo due calciatori che, rispettivamente, proprio ad uno specifico derby hanno legato la pagina più significativa delle loro carriere.

La doppietta di De Vecchi vale la stella rossonera

"L'avvocato del Diavolo fa meglio di Perry Mason e vince una causa persa". Lo stile del compianto Beppe Viola è inimitabile, il legale in questione è Walter De Vecchi, allora 24enne e studente in legge oltre che centrocampista del Milan di Nils Liedholm nella stagione 1978/79. Ed il 18 marzo del 1979 si gioca un Inter-Milan davvero importante, soprattutto per i rossoneri che guidano la classifica del campionato di serie A.

Due squadre giovani, senza stranieri in campo: l'Inter di Eugenio Bersellini che l'anno successivo avrebbe vinto il campionato ed un Milan che, sotto le ali delle 'chiocce' Rivera, Albertosi, Capello e Bigon, è composto da una nidiata di talenti tra cui Novellino, Maldera, Buriani, il citato De Vecchi ed i giovanissimi Franco Baresi e Fulvio Collovati.

Anche l'Inter, come detto, è una squadra giovane che pratica un calcio spumeggiante, ma è proprio una 'pazza Inter', bella e sprecona. Così il derby che potrebbe lanciare definitivamente i rossoneri verso lo scudetto diventa inizialmente un calvario per i milanisti: i nerazzurri fanno il bello ed il cattivo tempo, vanno a segno con Oriali ed Altobelli e lo stesso 'Spillo' si fa parare un rigore da Albertosi, migliore in campo senza il quale il tracollo del Milan avrebbe assunto proporzioni epiche.

Ma visto che il calcio non è mai una scienza esatta e, talvolta, singoli episodi possono cambiare l'inerzia delle partite ed anche di interi campionati, ecco salire in cattedra Walter De Vecchi. Corre l'80' quando il mediano di Liedholm accorcia le distanze direttamente su calcio di punizione, manca 1' al 90' quando al culmine di un batti e ribatti, lo stesso De Vecchi sorprende Bordon con un'altra bordata da fuori area. La doppietta del centrocampista vale il 2-2, un punto d'oro dal quale il Milan spiccherà il volo definitivo per il decimo titolo di campione d'Italia, quello che vale la stella. "Il derby non è mai una partita come le altre - ricorderà Walter De Vecchi alla Gazzetta dello Sport, anni dopo - perché vale dieci volte tanto.

Basta un gol e diventi leggenda, i tifosi ti ricorderanno sempre". Il gol non era il suo mestiere, ma De Vecchi ne ha fatti altri. Il suo Milan possedeva 'materiale' a sufficienza per aprire un ciclo, ma nella stagione successiva sarà devastato dallo scandalo del calcioscommesse e finirà per la prima volta in serie B. In rossonero, De Vecchi vincerà il campionato cadetto 1980/81, poi lascerà Milano. Ascoli, Napoli, Bologna e Reggiana le altre tappe della sua carriera, chiusa nel 1992. Oggi è ancora legato a doppio filo con il Milan nello staff tecnico del settore giovanile.

Dalle giovanili al derby, la favola di Minaudo

Un altro derby, sette anni dopo, ma stavolta non ci sono scudetti in palio.

Non è una grande stagione per Inter e Milan quella targata 1985/86: i nerazzurri, dopo una campagna acquisti faraonica, sono la vera delusione del torneo e nonostante la presenza in squadra di Altobelli, Brady, Rummenigge, Fanna e Tardelli, sono usciti presto dalla lotta per il vertice e faticano più del dovuto per trovare un posto in zona Uefa. Il Milan, da un mese, è passato nelle mani di Silvio Berlusconi: costruirà il Milan più forte di tutti i tempi, ma adesso l'obiettivo è quello di chiudere dignitosamente la stagione dopo aver salvato la società da un sicuro fallimento. Quello del 6 aprile 1986 è un brutto derby, tra due squadre che, oltretutto, lamentano assenze molto importanti. Tra il primo ed il secondo tempo, l'allenatore nerazzurro Mario Corso fa entrare in campo Giuseppe Minaudo, giovane centrocampista siciliano trapiantato a Milano, allora 19enne, che prende il posto dell'infortunato Marangon.

La sostanza di una gara in cui sta vicendo la noia non cambia, ma al 77' accade l'impensabile: Fanna batte un calcio di punizione da sinistra, Mandorlini stacca più in alto di tutti e coglie la base del palo con la palla che torna in campo e Minaudo che, da due passi, batte Terraneo. "Ho capito quello che era successo solo nel momento in cui mi sono sentito sollevare da terra e sono stato sommerso dagli abbracci di tutti i miei compagni - ha ricordato Minaudo in una delle interviste concesse anni dopo la sua prodezza - e, davvero, sul momento i miei ricordi sono confusi. Avevo fatto uno di quei gol che saranno sempre ricordati". L'Inter pertanto vinse 1-0, match-point del ragazzino della Primavera.

In tanti, con il trascorrere degli anni, hanno resto questa favola ancora più suggestiva sottolineando che Minaudo avesse fatto il suo esordio in serie A proprio in quel derby. In realtà è un falso storico, perché il suo debutto era avvenuto qualche mese prima ed aveva già collezionato presenze sia in campionato che in Coppa Uefa. Resterà in nerazzurro altre due stagioni, fino al 1988 e, nell'ultima sua gara all'Inter, realizzerà un gol contro l'Avellino che sarà decisivo per la qualificazione della squadra in Coppa Uefa. Per lui, poi, tante maglie: Udinese, Atalanta, Piacenza, Torino, per poi scendere di categoria e chiudere la carriera nei campionati dilettantistici. Ma ha segnato un gol decisivo nel derby di Milano ed il suo destino, pertanto, è quello di essere sempre ricordato: 'Minaudo? Ah si... quello del gol nel derby'. Considerati i tanti campioni che hanno scritto la storia della stracittadina milanese, non è assolutamente poco.