Qual è il modo migliore per spiegare a parole il talento? Forse non bastano i più disparati aggettivi, per descrivere la genialità e i colpi di classe che Dries mertens ha fatto vedere a tutto il mondo, in queste ultime due stagioni sui campi di Serie A. Mertens però non è stato sempre il giocatore che adesso tutti conosciamo: ha sudato sui campi delle serie minori, ha sofferto la poca fiducia degli allenatori che lo consideravano un giocatore utile a partita in corso, ha lottato con impegno e dedizione per conquistarsi un posto da titolare ed è diventato uno dei migliori attaccanti al mondo.

I primi passi sui campi da calcio

Il folletto di Sarri nasce il 6 maggio 1987 a Leuven, in Belgio. Muove i suoi primi passi da calciatore prima nell’Anderlecht e poi nel Gent, il quale lo manda in prestito nelle categorie minori. Dopo qualche anno, correndo sui campi della terza e della seconda divisione belga, ha la prima occasione importante: nel 2009 viene acquistato dall’Utrecht e ha l’opportunità di giocare nella Eredivise, la massima serie olandese. Qui colleziona 86 presenze e 21 goal, contribuendo in modo significativo al raggiungimento dei play-off di Europa League per due anni consecutivi. Nel 2011 è il Psv ad aggiudicarsi le prestazioni del talentuoso giocatore belga, per una cifra prossima ai 13 milioni.

Per Mertens con la maglia del Psv arrivano anche i primi trofei: conquista nella stessa stagione prima la Coppa e poi la Supercoppa d’Olanda mettendosi in mostra con 45 goal in 88 presenze. Nel 2013, dopo due anni al Psv, arriva la chiamata del Napoli: sulla panchina dei partenopei siede il tecnico spagnolo Rafa Benitez che spinge fortemente la dirigenza ad acquistare le prestazioni del giocatore.

Nonostante la considerazione di Benitez nei suoi confronti, i primi anni al Napoli sono scanditi dal dualismo con Insigne: l’allenatore spagnolo considera il belga come il sostituto ideale dell’idolo dei tifosi del Napoli. Il ballottaggio tra i due è una costante nelle stagioni successive; Mertens diventa il dodicesimo uomo a cui affidare i cambi di ritmo della partita, un ruolo che ovviamente gli è stretto rispetto alle sue potenzialità.

Il dualismo con Insigne continua nonostante il cambio sulla panchina dei partenopei: via Benitez e squadra affidata a Maurizio Sarri. Ma le cose non cambiano: Mertens entra sempre a partita in corso; Mertens è il sostituto ideale di Insigne; Mertens è un buon giocatore ma non può fare la differenza in campo, dal primo minuto.

La svolta della carriera

Nei primi tre anni a Napoli il belga realizza 34 reti complessive, tra coppe europee e campionato. Il punto di svolta arriva nella stagione 2016, la stagione della sua consacrazione tra i grandi del calcio. A seguito dell’infortunio al crociato di Milik, il Napoli è in grande difficoltà: Sarri affida a Manolo Gabbiadini il ruolo di finalizzatore della sqaudra, ma questi non ripaga le attese e il Napoli perde punti importanti.

Urge una soluzione. Sarri la trova spostando Mertens da attaccante esterno, a punta centrale: è l’inzio dell’apoteosi. Nella stagione della sua consacrazione il folletto belga realizza 28 reti in 35 partite di campionato, quasi la totalità dei goal segnati nelle tre stagioni precedenti. Ma non è tanto la media realizzativa a lasciare tutti di sasso, quanto la qualità dei goal: di testa, di destro, di sinistro, in velocità. Mertens sorprende tutti per l’esplosione delle sue qualità; nel giro di qualche partita di campionato da riserva di lusso si trasforma nel centravanti che ogni allenatore vorrebbe; diventa insostituibile. Sarri capisce di avere tra le mani una vera stella, non più opaca com’era apparso fino a quel momento, ma una stella che finalmente brilla di luce propria.

Abbina qualità a quantità: corre, lotta, recupera palla e si lancia verso la porta per finalizzare; il tutto ad una velocità pazzesca, dimostrando di essere un attaccante di razza, al pari dei grandi centravanti d’Europa. Non più il sostituto di Insigne, quanto il suo compagno di reparto; in 39 partite giocate da prima punta segna 37 goal, nessuno è riesce a fare meglio, niente male per uno adattato al ruolo di centravanti. Nella stagione appena iniziata ha realizzato 9 goal in 10 partite, alcuni dei quali entreranno di diritto negli annali del calcio: contro la Lazio segna con un pallonetto a giro da fuori area che ricorda molto un altro goal, segnato sempre alla Lazio, da un certo Diego Maradona.

Contro il Genoa, il goal più bello di questo inizio di stagione: controllo in corsa con la suola del piede destro, tiro di sinistro e palla nel sette, un vero gioiello da vedere e rivedere. La stagione è appena iniziata e Mertens ha già regalato goal, emozioni e spettacolo, quindi non resta altro da fare che aspettare la prossima prodezza, alzarsi in piedi ed applaudire questo giocatore dal talento sconfinato.