E' durato un solo minuto il consiglio federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio, ma tanto è bastato a Carlo Tavecchio per rassegnare le sue dimissioni da presidente della Federcalcio. In carica dal 2014 e riconfermato il 6 marzo di quest'anno, l'ex presidente, dopo il fallimento della mancata qualificazione dell'Italia ai mondiali di Russia della settimana scorsa, si è arreso.

"Sciacallaggio politico": così il politico genovese ha definito le posizioni, tra gli altri, di Giovanni Malagò e di Carlo Sibilia, presidenti rispettivamente del Coni e della Lega Nazionale Dilettanti, dove lo stesso Tavecchio era stato per vent'anni.

Ma Sibilia e Malagò non sono gli unici che hanno "voltato" le spalle all'ex presidente: anche Damiano Tommasi, rappresentante dell'asse calciatori che fu il primo ad allontanarsi all'indomani della sfida di ritorno con la Svezia a San Siro, il ministro dello sport Lotti, Abete, Squinzi e Aurelio de Laurentiis, che pure,inizialmente, non aveva espresso dissenso sull'operato del presidente.

Anche la Lega Dilettanti, la sua Lega Dilettanti, dove era stato per vent'anni, nella persona di Carlo Sibilia ha espresso il suo dissenso, segno che qualcosa, molto anzi, è andato storto in questi tre anni di presidenza.

"In caso di decadenza o impedimento non temporaneo del Presidente federale, decade immediatamente anche il consiglio federale.

In caso di dimissione del Presidente federale, decadono immediatamente il presidente e il consiglio federale"[Art 24 p.9 Statuto FIGC]

Potrebbe appellarsi a questo cavillo, il presidente dimissionario, per trascinarsi con sé gli altri membri del consiglio federale. Come infatti afferma l'articolo 24 dello statuto della FIGC, all'atto dimissionario del presidente, dovrebbe decadere anche il consiglio federale.

Come infatti ha minacciato a termine della riunione che ha portato alla decisione di abbandonare la carica, Tavecchio sarebbe pronto a far ricorso al Tar del Lazio e cominciare una causa contro Malagò e Sibilia, magari ricevendo l'appoggio di alcuni consiglieri fedelissimi quali Gravina e Ulivieri.

"Imbarazzante, doveva dimettersi anni fa.

Ora affidiamo il calcio a chi lo conosce": Maurizio Crosetti de "La Repubblica" ha detto forse le parole conclusive di questa vicenda.

Parole che, come si è evinto durante questa settimana, sono condivise dalla stragrande maggioranza degli italiani che, con molto rammaric,o non vedevano in lui una guida valida per far uscire il movimento calcistico italiano dal torpore nel quale si è assopito da ormai più di 10 anni.