Quello che si sta vivendo attualmente in casa Milan è di sicuro il periodo più difficile della nuova proprietà da otto mesi a questa parte. Dal closing di Aprile 2017 ai risultati sportivi parecchio deludenti (almeno in campionato), che hanno portato all'esonero di Montella ed alla promozione alla guida tecnica di Gennaro Gattuso, passando per l'euforia del calciomercato durante la sessione estiva che ha visto il Milan investire qualcosa come 230 milioni di euro. A tenere banco in casa rossonera è l'attesa per la decisione della Uefa nei confronti del Voluntary Agreement e del relativo piano proposto dall'a.d.

Marco Fassone. Le indiscrezioni quotidiane parlano di risposta negativa, la Uefa fa sapere che la riunione è in programma domani e che la decisione è attesa per la prossima settimana.

Si va verso il settlement agreement, ecco gli scenari già visti

Occorre innanzitutto una precisazione. Infatti, è bene ricordare che la proposta di voluntary agreement partita dalla società rossonera era, ed è, una novità assoluta a tal proposito, vista la mancanza di precedenti a livello politico-calcistico europeo. Il Milan fa, comunque, sapere di essere pronto ad affrontare l'altra faccia della medaglia, ossia il Settlement agreement. Ma quali sono le richieste ritenute "impossibili" da Fassone? Sono due: in primo luogo, il Club Financial Control Body avrebbe chiesto al Milan come prima condizione per dare il via libera alla richiesta di voluntary agreement l’avvenuto rifinanziamento del debito, con scadenza nell’ottobre del 2018, contratto dal club e dalla holding Rossoneri Sport Investment Lux nei confronti del fondo Elliott.

Ma, come è noto, il Milan è in trattativa per un rifinanziamento con Highbridge e firmare ora significherebbe rinunciare a contrattare condizioni più favorevoli. La seconda richiesta è quella di avere maggiori garanzie per le perdite previste fino al pareggio di bilancio: circa 150 milioni di euro. Pare che la Uefa pretenda fidejussioni, o, addirittura, il versamento cautelare dell'intera cifra di 150 milioni.

Due richieste oggettivamente difficili da esaudire.

Ad oggi, la strada più probabile è quella del settlement agreement. Quali sono i possibili scenari? Il Milan ora sarà sanzionato e dovrà trovare un accordo come Manchester City e Paris Saint Germain. E, in misura minore, anche Roma e Inter, costrette a pagare un prezzo iniziale e il "restringimento" della rosa.

È possibile che dopo la sforatura di quest'anno la UEFA decida che per un triennio il Milan debba diminuire i costi fissi - o comunque non aumentare i salari - e, a parte quelli virtuosi per giovanili e impianti, impegnarsi a non sforare una certa cifra. L'esclusione dalle coppe è la possibilità più estrema e remota.

In conclusione, La UEFA monitorerà i prossimi bilanci dei rossoneri che, però, dovranno abbassare il monte ingaggi e rientrare in alcuni parametri, come i 30 milioni di breakeven o lo zero in termine di bilancio, al netto di spese virtuose. C'è un però: l'anno prossimo Fassone passerà da 120 milioni ammortati a "solamente" 60, più la possibilità di cedere calciatori dall'ingaggio pesante e acquistarne altri, magari promettenti, con emolumenti minori, come fatto dalla Roma nello scorso anno.

Insomma, le vie per rispettare il fair play finanziario ci sono tutte, ma non sarà un'impresa facile. Al di là di ogni considerazione, la Uefa non vuole rinunciare al Milan e al suo brand che fa parte del gotha del calcio continentale.