Il derby d'Italia è terminato 0-0, l'Inter esce con un punto dallo Stadium e mantiene due lunghezze di vantaggio sulla Juventus. Un punto certamente guadagnato per la truppa di Luciano Spalletti, contro una squadra più in palla e capace a tratti di comprimere i nerazzurri nella loro metacampo. Tanto possesso palla tra le file interiste, ma scarse veriticalizzazioni: Icardi ha toccato pochissimi palloni e del resto non gli sono arrivate sfere giocabili, Perisic è sembrato poco ispirato. Troppi i passaggi sbagliati, poca velocità nelle ripartenze, latitanza assoluta sulle corsie esterne.

Non è stata una grande Inter, ma certamente hanno fatto la loro parte tanto Handanovic, reattivo sulle conclusioni avversarie, quanto i due centrali difensivi, Skriniar e Miranda che hanno sbagliato poco o nulla e sono stati capaci di lasciare per la prima volta a secco l'attacco bianconero, finora sempre a segno nelle precedenti 15 gare di campionato. Di contro una Juventus che ha sfoderato per lunghi tratti un pressing alto molto efficace, ma in fase di finalizzazione ha pagato più del dovuto la serataccia di Higuain. Tra gli uomini di Massimiliano Allegri hanno brillato un Chiellini in versione 'The Wall', anche se ad essere sinceri gli attaccanti nerazzurri hanno preso una serata di vacanza, e lo straripante Cuadrado.

Gladiatorio, ma impreciso in area di rigore l'ariete Mandzukic. Il pareggio premia l'Inter, perché la vittoria dei campioni d'Italia non avrebbe fatto gridare allo scandalo alla luce di almeno quattro nitide palle-gol, ma tutto sommato è stato una brutta partita dove ha vinto decisamente la noia. Tanta attesa ed adrenalina a mille per gare come questa che monopolizzano l'attenzione di tutti, ma così come Napoli-Juventus della scorsa settimana, anche Juventus-Inter è la testimonianza evidente di un calcio italiano dove la qualità sta diventando merce rara.

'Anestetico' per la Nazionale

La delusione di una Nazionale che ha 'bucato' la qualificazione ai Mondiali 2018 non è stata ancora smaltita ed è una ferita che richiederà tempo per essere cicatrizzata del tutto. Nelle settimane precedenti al sorteggio di Mosca, sono state alimentate storie inverosimili circa possibili ripescaggi e parecchi, tra i tifosi italiani, hanno dato saggio di incredibile mancanza di dignità inseguendo ipotetiche chimere su basi praticamente inesistenti.

Poi, quando si è compreso che la realtà era ben diversa, ci si è buttati a capofitto su un campionato che quantomeno, rispetto agli ultimi anni, sembra molto più equilibrato. Il calendario ha messo uno dietro l'altro due big-match: a Napoli ha vinto la Juventus al termine di una prestazione poco brillante, un gol realizzato e tutto il resto del match in difesa di un risultato prezioso contro una squadra che, per la verità, non ha prodotto nemmeno un tiro in porta. Così la sfida tra i dominatori delle ultime stagioni e la squadra che, a detta di tutti, pratica il miglior calcio, è stata tradotta nella meno epica realtà di un match tra una Juventus capace di rispolvera in chiave moderna il 'catenaccio' ed un Napoli che ha evidenziato il peggior difetto: la mancanza di una vera prima punta.

Ma chi si attendeva che il derby d'Italia rinconciliasse con il calcio è rimasto ancora più deluso: più Juve che Inter, certamente si, ma nessuna delle due squadre si è espressa in maniera convincente ed alla fine hanno risposto 'assente' i protagonisti più attesi, Higuain da un lato ed Icardi dall'altro. Le grandi sfide del campionato non sono un anestetico utile per il nostro calcio ferito e, anzi, acuiscono il dolore perché ci rendono consapevoli che il grande calcio ha tolto le tende dal Belpaese ormai da parecchi anni.

Un campionato livellato verso il basso

Tolte le tre 'grandi' alle quali aggiungiamo certamente la Roma con il fiore all'occhiello di essere stata l'unica squadra italiana realmente convincente nella fase a gironi di Champions League, il grigiore del massimo campionato italiano è quasi deprimente.

Dal quarto posto detenuto dalla citata Roma, al settimo che vede insieme Fiorentina e Milan, ci sono ben 13 punti di distacco. Il livello medio della Serie A, pertanto, è estremamente pendente verso il basso. La delusione più grande, inutile sottolinearlo, è legata al Milan protagonista di una campagna acquisti plurimilionaria che non è stata tradotta in risultati sul campo. I rossoneri accusano un ritardo oceanico dalla zona Champions League, considerata l'obiettivo minimo e, quel che è peggio, vedono addensarsi sul proprio futuro pericolose nubi causate da una proprietà tutt'atro che nitida. In zona retrocessione le ultime tre della classifica sono le tre neopromosse e nemmeno questo è un caso.

Salvo casi eccezionali come il Crotone della passata stagione, negli ultimi anni abbiamo assistito a troppe comparsate nel massimo campionato, indice di una serie cadetta di basso livello. Forse chi auspica un ritorno al format a 18 squadre, se non addirittura a 16, non ha tutti i torti.

Un decadimento progressivo

Il decadimento complessivo di quello che una volta era il campionato più bello del mondo, però, non è recente. È stato lento, ma progressivo e si è acuito nel secondo decennio degli anni 2000 a causa della crisi economica che ha investito anche il calcio italiano. Non è un caso che il massimo campionato sia dominato da oltre un quinquennio da quella che è stata l'unica squadra di alto livello: la Juventus, capace di farsi rispettare anche in Europa, ma assolutamente priva di avversari credibili in Italia.

Se i meriti oggettivi dei bianconeri sono stati evidenti nel corso del loro lungo ciclo, alla fine costituiscono l'unica eccezione di un tasso qualitativo del torneo complessivamente mediocre. Questo si evince nei confronti internazionali, in particolare nella Nazionale a cui la Juventus in questi anni ha fornito l'ossatura: nelle ultime due edizioni dei Campionati del Mondo siamo meritatamente usciti al primo turno e non prenderemo parte a Russia 2018. Il nostro è un calcio in caduta libera ed i motivi sono molteplici: dalla penuria di talenti espressi da settori giovanili sempre meno curati, ai pochi stranieri di effettiva qualità presenti in serie A. Quelli che esplodono e fanno la differenza, finiscono per essere 'catturati' dai potenti club di Inghilterra, Spagna o Germania o, addirittura, sono 'scarti' di altri campionati.

Archiviamo pertanto il derby d'Italia con questo scialbo 0-0, ci si avvicina al giro di boa di un campionato che al momento non ha padroni e questo è l'unico motivo di vero interesse. Per il bel gioco e la qualità si prega di ripassare tra qualche anno, nella migliore delle ipotesi. Nel frattempo attendiamo speranzosi che qualcosa si muova in sede federale, un nuovo corso in grado di rimettere in sesto quello che alla fine è un patrimonio di tutti gli italiani. Il vecchio calcio ci manca, era un giocattolo che ci faceva divertire e che il mondo ci invidiava. Quello attuale ci appartiene sempre meno.