Oggi, 15 dicembre, si è svolta presso il Tribunale Federale Nazionale di Roma l'udienza nell'ambito del processo 'Money Gate' che vede come società coinvolte l'Avellino ed il Catanzaro. Come è noto la Procura Federale, al termine dell'inchiesta, aveva deferito le due società per presunta combine, in merito alla gara Catanzaro-Avellino di Lega Pro del 5 maggio 2013. La stessa Procura ha chiesto che i due club vengano retrocessi, oltre alla condanna dei soggetti implicati nella vicenda.

Chiesta retrocessione diretta per i due club

Ma andiamo con ordine.

Per l'Avellino Calcio, società che attualmente milita in Serie B, è stata chiesta la retrocessione diretta in serie C più una penalizzazione di tre punti da scontare nella stagione 2018/19. Inoltre, 5 anni con preclusione di inibizione e 70mila euro di ammenda per il patron irpino Walter Taccone e 4 anni di inibizione e 60mila euro di ammenda per il ds Vincenzo De Vito.

Per il Catanzaro, club militante in Serie C, la Procura ha chiesto la retrocessione all'ultimo posto del campionato, la penalizzazione di tre punti da scontare nella stagione successiva e, in maniera speculare a quanto chiesto ai dirigenti irpini, per il presidente Cosentino 5 anni di inibizione con preclusione più 70 mila euro di ammenda e 4 anni al ds Ortoli.

Per il calciatore Russotto, all'epoca tesserato con il Catanzaro sono stati chiesti 3 anni di squalifica, reo di aver partecipato attivamente alla combine.

Le reazioni dei due club

Nella gara incriminata, secondo la Procura Federale, le due società si sarebbero accordate per un pareggio, ma in realtà la partita si concluse a favore degli irpini che, proprio grazie a quella vittoria furono promossi in serie B.

Non si sono fatte attendere le reazioni dei due club. Il presidente dell'Avellino Taccone ha detto che non aveva nessuna conoscenza personale con il presidente calabrese Cosentino, se non la formalità del saluto cinque minuti prima della gara. 'Chi può pensare che in quei 5 minuti ci sia stata una combine? Oltretutto se Cosentino ed io fossimo stati amici, le intercettazioni avrebbero potuto provarlo' questo il primo commento a caldo del dirigente irpino.

Per l'avv. Pittelli, legale del Catanzaro, c'è un paradosso in quello che sostiene la Procura, in quanto, come ha sottolineato lo stesso legale, il pareggio per gli irpini non consentiva loro di essere promossi in serie B, mentre 'avrebbero potuto conquistare sul campo di una terz'ultima in classifica la vittoria del campionato'. Insomma, è una vicenda molto delicata che terrà in apprensione migliaia di tifosi per i risvolti, drammaticamente sportivi e non solo, che la vicenda potrebbe assumere.