Da quando nella stagione 1980/81 si sono riaperte le frontiere, in Italia sono passati tantissimi stranieri. Alcuni sono annoverati tra i più grandi di sempre: Falcao, Platini, Zico, Maradona, Matthaeus, Van Basten, Zidane, Ronaldo, solo per citarne alcuni. Altri, preceduti da una fama meritata, hanno inspiegabilmente fallito in Serie A, i vari Socrates, Rush, Bergkamp, Pancev e Stoichkov. In mezzo tanti carneadi che sono rimasti tali, altri sono clamorosamente esplosi, altri ancora hanno raschiato il fondo dell'indecenza calcistica, eppure sono diventati leggenda.

Perché i 'bidoni' in Italia sono stati parecchi, ma ben pochi sono rimasti impressi nella cultura popolare come Luis Silvio Danuello e Jorge Caraballo.

Un 'Aristoteles' meno fortunato

Chi ama il calcio si ricorda di Aristoteles, il brasiliano della Longobarda che con le sue prodezze salva la squadra dalla retrocessione voluta dalla dirigenza nella celebre commedia cinematografica che vedeva Lino Banfi nel ruolo del pirotecnico allenatore Oronzo Canà. La storia di Luis Silvio Danuello per certi versi ricorda quella del calciatore interpretato nel film dall'attore svizzero Urs Althaus. Quando nell'estate del 1980 il calcio italiano riapre le frontiere, i dirigenti della neopromossa Pistoiese partono per il Brasile a caccia di talenti.

L'obiettivo è Palinho, attaccante del Palmeiras, ma l'allenatore in seconda della squadra toscana, Giuseppe Malavasi, resta letteralmente folgorato da un giovane in forza alla Ponte Preta, autore di una doppietta in un'amichevole contro il Comercial. L'affare viene concluso per 170 milioni di lire, Luis Silvio arriva in Italia e viene accolto come un eroe a Pistoia.

Quando però inizia la stagione, l'attaccante brasiliano non becca un pallone che sia uno, sembra un pesce fuori dall'acqua. Viene utilizzato come centravanti, in realtà Silvio è un'ala e l'incomprensione sarebbe nata per questioni linguistiche. Quando gli venne chiesto il ruolo, infatti, lui rispose semplicemente 'ponta' che in portoghese vuol dire esterno o ala.

Insomma, una vera commedia all'italiana. Morale della favola: il presunto talento viene spedito in panchina dopo sei gare di campionato, poi addirittura fuori rosa, tant'è che a metà stagione torna in Brasile senza alcun permesso della società. La Pistoiese retrocede, Silvio ricompare nell'estate del 1981 e chiede di essere reintegrato in squadra al minimo dello stipendio. La dirigenza lo rifiuta e cerca invano di piazzarlo sul mercato, Danuello a questo punto ritorna in Brasile e di lui si perdono le tracce per molti anni. Ed è qui che nascono una serie leggende metropolitane: si racconta che facesse il barista, il pizzaiolo o, addirittura, l'attore di film a luci rosse, fino a vendere gelati allo stadio di Pistoia.

La leggenda più grossa riguarda però la famosa partita della Ponte Preta, presentata come un match combinato proprio per far visionare agli osservatori italiani le presunte qualità di un falso calciatore. In realtà il diretto interessato contatterà la stampa italiana nel 2007, smentendo uno dopo l'altro questi miti. Luis Silvio Danuello era un calciatore, non eccelso, ma un calciatore vero. Dopo l'esperienza italiana ha militato con alterne fortune per diverse società, tra cui la stessa Ponte Preta ed il Nautico di Recife, concludendo la carriera alla fine degli anni '80 con il Sao Josè, nella serie B brasiliana. Appese le scarpette al chiodo, avrebbe investito i suoi guadagni nella rivendita di ricambi per macchine industriali.

Caraballo, gioca bene nell'intervallo

Il vulcanico presidente del Pisa degli anni '80, Romeo Anconetani, è celebre per aver scoperto e valorizzato alcuni giovani talenti come Berggren, Kieft e Dunga, ma prese certamente un abbaglio quando nell'estate del 1982 scovò in Uruguay tale Jorge Washington Larrosa Caraballo. Giovane centrocampista, soprannominato 'El Caballero', milita comunque in una società blasonata come il Danubio. La dirigenza pisana non ha dubbi, sarà lui la punta di diamante della squadra neopromossa in serie A nella stagione 1982/83. Caraballo si presenta alla tifoseria come il nuovo Schiaffino, ma illusioni e proclami finiscono con l'estate. L'esperto allenatore Luis Vinicio capisce subito che il giovanotto non ha la stoffa, dopo sette inguardabili partite lo confina in panchina.

I tifosi del Pisa la prendono con filosofia, la squadra marcia bene in campionato e non certamente per merito del presunto asso uruguaiano. Nascono simpatici sfottò in Curva, tra cui il celebre 'Caraballo, gio'a bene nell'intervallo' o 'Caraballo, meglio perdilo 'he trovallo'. Ed il Pisa lo perde davvero, dopo una tragicomica partita di Coppa Italia contro il Bologna terminata 0-0 in cui però i nerazzurri beneficiano di un rigore: Caraballo si presenta deciso dagli undici metri, strappando letteralmente il pallone dalle mani dei compagni, ma conclude alle stelle. Da quell'episodio in poi, il giocatore non si presenta più agli allenamenti: quando i dirigenti pisani si recano nella sua abitazione trovano solo una serie di gabbie con polli e conigli vivi, ma di lui nessuna traccia, era semplicemente tornato in Uruguay.

Sulla sua successiva carriera e su cosa abbia fatto dopo aver smesso con il calcio c'è un alone di mistero: si sa per certo che abbia militato in alcune squadre minori in Ecuador e Cile. Leggenda metropolitana vuole che si sia messo a fare il tassista a Montevideo.