Il Codex Purpureus è tornato dopo quattro anni a Rossano. E’ stato restaurato ed ora potrà essere di nuovo ammirato nel Nuovo Museo realizzato grazie ai finanziamenti POR Calabria FESR 207-2013. Nello spazio espositivo appositamente realizzato, il testo sarà tenuto aperto su due cunei per tenerlo al riparo dalla polvere, dagli insetti e dal contatto di dita umane pronte a sfogliarlo. Pur tuttavia potrà essere visionato tramite una postazione touch- screen che permetterà di visualizzare 376 immagini in formato 3D grazie alle quali i visitatori potranno non solo ammirare l’inestimabile valore del documento, ma anche approfondire la religiosità di una comunità cristiana che si è arricchita anche della storia del periodo Bizantino.

Per capire meglio l’arco temporale del Codex bisogna rifarsi a quel periodo storico in cui l’imperatore bizantino Leone III Isaurico emanò un editto con il quale ordinava la distruzione di tutte le immagini sacre e delle icone di tutte le province dell’impero. Furono così eliminati mosaici, affreschi, ed uccisi molti monaci. Fu proprio la lotta all’iconoclastia a mettere in fuga dall’oriente moltissimi monaci che si rifugiarono nel sud della Calabria, per nascondersi in luoghi solitari come le grotte scavate nella roccia.

Conclusi i lavori di restauro, il Codex avrà uno spazio espositivo ad hoc

Il Codex Purpureus è un manoscritto del Nuovo Testamento corredato da immagini. Era un documento d’inestimabile importanza, sia dal punto di vista religioso che artistico.

Dei 400 fogli originari di cui era composto, ne sono arrivati 188, poiché una buona metà pare sia stata distrutta da un incendio avvenuto durante il XVII-XVIII secolo, come testimoniano le tracce ritrovate negli ultimi dieci fogli. E’ un Evangelario che contiene l’intero Vangelo di Matteo e quasi tutto quello di Marco, che si interrompe al versetto 14 dell’ultimo capitolo.

Nel volume è contenuta anche una parte della lettera di Eusebio a Carpiano per quanto attiene la storia dei Vangeli. Non si conoscono i nomi degli autori ed è scritto in caratteri onciali, ossia lettere maiuscole greche o bibliche, in oro ed in argento. Contiene inoltre illustrazioni decorative che narrano la predicazione del Cristo ed alcune delle parabole più significative.

Sono andati perduti i Vangeli di Luca e Giovanni e le tavole miniate distinte da quelle del testo riproducono immagini pittoriche uniche per l’originalità e la bellezza rispetto agli altri sette codici miniati esistenti al mondo.

Il codex dichiarato patrimonio dell'umanità è un eccezionale documento del periodo bizantino

Pur tuttavia rimane aperta, nonostante studi e ricerche, la questione della provenienza del Codex, e secondo alcuni studiosi non si esclude che la stesura dell’Evangelario sia avvenuta a Rossano. La committenza, comunque, pare provenga dalla corte di Bisanzio. Lo lascia presupporre l’uso della pergamena, molto costosa, nonché l’inchiostro d’oro e d’argento ed il colore porpora riservato all’imperatore ed ai suoi più intimi parenti.

Rossano grazie al Codice e alla sua storia è la città più bizantina della Calabria, sede di Diocesi dal 597, di Monasteri dove i monaci, oltre a pregare, erano anche amanuensi. Il Codice è stato inserito dall’Unesco nella lista dei testi “memoria del mondo”.