La diplomazia non ha perso la speranza e anche nelle ultime ore ha tentato di effettuare, forse invano, ulteriori passi per risolvere la crisi ucraina. Il presidente ucraino Poroshenko ha telefonato, la notte scorsa, al suo omologo russo Putin per chiedergli il rilascio degli ostaggi rapiti dalle milizie sostenute da Mosca e per spiegargli il suo piano di pace che potrebbe fare cessare le ostilità nel Paese ma il suo interlocutore ha chiesto che terminino immediatamente le operazioni militari di Kiev in quell'area.

La conversazione ha dimostrato le profonde divergenze ancora esistenti tra i due leader diventando quasi un dialogo tra sordi.

Il testo, esplicitato dal leader ucraino al capo del Cremlino, è composto da 14 punti al cui interno sono presenti proposte come quella di disarmare i ribelli, di indire elezioni parlamentari e locali anticipate, di dare la possibilità ai mercenari russi di lasciare il Paese, di istituire una zona "cuscinetto" di una decina di chilometri e di decentrare i poteri delle regioni la cui popolazione è per lo più russa introducendo nuove norme per il riconoscimento di questa lingua.

Il presidente russo Putin, terminata la telefonata, ha riunito d'urgenza il consiglio di sicurezza nazionale per ordinare l'inizio, poche ore dopo, di un'esercitazione militare a sorpresa al fine di effettuare una verifica dell' operatività dell'esercito nel distretto militare centrale non lontano dai confini ucraini.

Il test avviato consiste nel trasporto di alcune unità di fanteria meccanizzata e di difesa antimissile, situata sul territorio della Siberia occidentale e degli Urali, nell'area di destinazione. Il colonnello dell'esercito russo Roshchupkin ha spiegato che tali attività vengono effettuate per verificare quanto le truppe siano pronte a effettuare diverse operazioni nel più breve tempo possibile e "la qualità delle loro capacità di combattimento e coordinamento tra le unità".

Il Cremlino ha comunicato in serata il proprio rifiuto della proposta del presidente ucraino Poroshenko (il quale aveva annunciato da oggi al 27 giugno una tregua unilaterale nei combattimenti) definendola non un'offerta di pace ma "un ultimatum", ha chiesto spiegazioni per un attacco di Kiev ad un suo checkpoint e ha risposto alle recenti critiche della Nato per il nuovo dispiegamento delle truppe di Mosca affermando che questa misura serve per "tutelare i confini russi" da continue violazioni di Kiev, approvate dai Paesi occidentali, del suo territorio.

Un consigliere di Putin ha affermato che Il presidente russo parlerà nei prossimi giorni col suo omologo americano Obama, con quello francese Hollande e con la cancelliera tedesca Angela Merkel della crisi ucraina e dei principali temi caldi dello scacchiere internazionale cioè della situazione in Siria e di quella in Iraq. L'esercito ucraino ha affermato di avere chiuso i confini con la Russia e di avere ripreso il controllo delle frontiere subito dopo la dichiarazione del cessate il fuoco di Poroshenko ma i ribelli filorussi hanno smentito tale versione.

Gli scontri sul terreno purtroppo sono proseguiti anche oggi; nel villaggio di Yampil, 7 soldati ucraini sono morti e una trentina sono rimasti feriti mentre pochi giorni fa 300 ribelli hanno perso la vita negli scontri con l'esercito di Kiev.

L'Onu ha comunicato che 356 persone, di cui 267 civili, sono morte dallo scorso 7 maggio nell'Ucraina orientale. I combattenti filorussi si sono mossi oggi in colonna, con carri armati e mezzi di trasporto di persone, nella regione di Donetesk vicino alla città di Yanakiyeve in direzione di Horlivka per una non meglio specificata "operazione segreta". La situazione complessiva purtroppo si sta complicando per una debole volontà di risolvere la crisi mediante la diplomazia e il continuo emergere di interessi politici, economici e strategici che rendono sempre più incerto il futuro dell'Ucraina, della Russia e delle relazioni di quest'ultima con l'occidente a scapito di tutto il mondo.