In Italia i poveri superano i 6 milioni, una cifra davvero ragguardevole se pensiamo che solo qualche anno fa il numero era molto inferiore, in Sardegna intanto la povertà da segnali ancora più evidenti, una famiglia su 4 è alle soglie della povertà, vive con meno di 973 euro mensili, una situazione gravissima che nell'isola trova una sponda importante. L'Istat ha diffuso dati molto precisi ed inequivocabili che condannano l'Italia ad una povertà che finora non aveva mai dato segnali così importanti, il 12,6% della popolazione vive in una situazione di povertà relativa, mentre nel 7,9% dei casi si registrano casi di povertà assoluta.

In Sardegna i dati rilevati sono ancor più preoccupanti visto che il 24,8% delle famiglie isolane vivono con meno di 973 euro mensili, una cifra che risulta essere lo spartiacque della soglia di povertà.

L'Istat, l'istituto di statistica, ha rilevato che in Sardegna le famiglie sotto la soglia di povertà sono le più numerose, ben il 12% in più rispetto alla media nazionale che è del 12,6%, contro il 24,8 rilevato in Sardegna, quasi il doppio, cifre che accrescono la preoccupazione di una terra martoriata dalla chiusura di tante industrie che azzerano tantissime buste paga.

Secondo una esperta del settore Lucia Schirru, la situazione della Sardegna aveva già fatto suonare un campanello d'allarme quando si erano analizzati i dati relativi ai consumi delle famiglie sarde, diminuiti drasticamente negli ultimi due anni: chi rileva segnali di maggiore sofferenza sono le famiglie monoredditto con due o tre figli minori.

Il calo del potere d'acquisto e la diminuzione del numero degli ammortizzatori sociali a disposizione hanno fatto sì che gli acquisti ed i consumi siano scesi drasticamente, riducendosi allo stretto necessario, anzi in alcuni casi le famiglie non hanno nemmeno i mezzi per poter comperare ciò che serve per vivere dignitosamente.

La situazione è grave in tutto il meridione dell'Italia, dove spesso i poveri sono ancora più poveri, spaccando in due i ceti sociali che ormai registrano, tra loro, distanze rilevanti e ben nette; grande preoccupazione destano la categoria operaia e quella degli degli anziani.