L'unica centrale elettrica di Gaza, da cui dipende la fornitura di energia per due terzi dei palestinesi della Striscia, è stata colpita e resa inutilizzabile dall'aviazione israeliana. I vigili del fuoco locali non sono equipaggiati per fronteggiare un incendio della portata di quello sviluppatosi da una delle cisterne colpite e che continua a bruciare sviluppando una colonna di fumo nero visibile a chilometri di distanza. Già prima di divenire obiettivo dell'esercito israeliano, la centrale di Gaza riusciva a fornire energia per sole tre ore al giorno, permettendo comunque lo svolgimento delle attività essenziali per gli ospedali della zona, per il funzionamento delle pompe d'acqua e per i civili, le cui condizioni si fanno, se possibile, ancora più drammatiche. 

Una notte di raid

La notte appena trascorsa è stata una delle più pesanti dei 22 giorni di conflitto e ha visto colpiti numerosi obiettivi ritenuti strategici dalle autorità israeliane, che hanno fatto sapere di aver raggiunto 150 obiettivi tra cui, oltre alla citata centrale elettrica, la casa del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, il complesso del governo Abu Khadra e le sedi dell'emittente tv e radio al-Aqsa di Hamas.

Fonti palestinesi quantificano in almeno 100 le vittime degli attacchi, con altre 20 mila persone sfollate che si aggiungono alle 200 mila dei giorni scorsi. Sul fronte israeliano, si registrano 5 soldati uccisi nel corso di un conflitto con un gruppo di militanti palestinesi che cercava di infiltrarsi attraverso un tunnel. Secondo le cifre fornite dalle associazioni umanitarie che operano nella zona del conflitto, le vittime del conflitto salgono a 1.130, con oltre 6.500 feriti, di cui l'80 per cento civili. I bambini uccisi sarebbero oltre 250.

Chiesta una tregua umanitaria

Il drammatico scenario ha convinto l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina e Hamas a chiedere una tregua umanitaria di almeno 48 per andare al Cairo e discutere dell'accordo definitivo sul "cessate il fuoco" con Israele.

La comunità internazionale, intanto, non va più in là degli appelli, ai quali si è associata oggi anche il Ministro degli esteri italiano Federica Mogherini, esprimendo preoccupazione per la situazione potenzialmente esplosiva per tutta la regione medio orientale. Chiaro il riferimento all'invito dell'ayatollah iraniano Ali Khamenei che ha chiamato il mondo arabo alla mobilitazione per armare la nazione palestinese, accusando Israele di compiere un genocidioE mentre si scrivono appelli, la notte di Gaza è diventata ancora più buia. Da oggi, l'unica luce sarà quella delle bombe israeliane che continueranno a cadere senza fare discrimine tra i militari di Hamas e la popolazione inerme.