La Libia brucia: un razzo lanciato durante scontri tra fazioni rivali è andato a colpire in pieno un deposito di carburante, causando un incendio che in poco tempo si è propagato verso gli altri depositi, assumendo proporzioni gigantesche e per certi versi incontrollabili. Aumenta, così, l'emergenza nel Paese nordafricano, massacrato in queste ultime settimane dalla guerriglia interna tra bande rivali.

Il governo libico ha lanciato l'allarme, avvisando che l'incendio è fuori controllo e che si rischia una catastrofe umanitaria e ambientale di proporzioni gigantesche. Per questo motivo, le autorità stanno invitando i cittadini ad abbandonare la zona in cui divampano le fiamme, perché c'è addirittura il rischio di una terribile esplosione. I vigili del fuoco, dopo aver cercato di domare l'incendio, sono stati costretti ad abbandonare la zona a causa dei combattimenti che proseguono ininterrottamente da due settimane e che finora hanno causato circa 100 morti e 400 feriti.

Intanto, dopo quello americano, anche gli altri ambasciatori, su ordine dei propri Paesi, stanno lasciando la Libia. Oggi, infatti, abbandoneranno Tripoli i diplomatici tedeschi e austriaci, mentre l'ambasciatore italiano, Giuseppe Buccino, non è stato ancora richiamato. L'Italia si sta attivando per favorire un processo di pace nello Stato libico chiedendo un intervento dell'Onu tramite le parole del Ministro degli Esteri, Federica Mogherini. Anche il premier Matteo Renzi, in una lettera ai senatori, ha ricordato come per l'Italia quello della Libia è: "il problema più prossimo". La situazione nel Paese nordafricano è resa ancora più difficile dalla fuga di migliaia di infermieri e medici filippini che hanno lasciato vacanti molti ruoli in ambito sanitario, un settore che in momenti tragici come questo può risultare fondamentale per salvare vite umane.

Nel frattempo, il presidente Usa Barack Obama ha convocato un incontro per discutere dei teatri di guerra che si sono accesi in Libia, Ucraina e Medio Oriente. Al meeting hanno partecipato il francese Hollande, la tedesca Merkel, l'inglese Cameron e anche Matteo Renzi. Le forze diplomatiche cercheranno nelle prossime ore di ottenere un cessate il fuoco da parte delle milizie che si trovano a Tripoli e soprattutto hanno condannato all'unanimità qualsiasi atto di violenza per spaventare la popolazione civile, mettere in fuga i funzionari e soprattutto bloccare il processo politico della Libia che, dopo le elezioni del 25 giugno, dovrebbe vedere la formazione di un nuovo Parlamento a partire dal prossimo 4 agosto.