Napoli, è la città che ha dato i natali a Totò e ai De Filippo. Napoli, meta dei pellegrinaggi di grandi autori come Leopardi e custode di altrettanti manufatti storico culturali inestimabili. Napoli, custode di culture antiche e moderne, sta attraversando un periodo difficile, e stavolta non si parla della sola cronaca nera. Qui, come altre grandi città italiane, le librerie stanno affrontando un grande momento di crisi, che di certo non giova né al commercio né tanto meno al progresso culturale di una generazione, quella moderna, sempre più persa nei meandri di internet e nella trappola dei social network.

Nelle scorse settimane i librai di Port'Alba sono stati multati dai vigili urbani per "occupazione abusiva del suolo": i banchetti di libri, che da sempre animano e colorano la storica Port'Alba andavano rimossi, e così è stato. Quindi, dopo la chiusura della libreria Guida per bancarotta, dopo ben 95 anni d'attività e della libreria Alba, ora tocca ai banchetti di libri, da sempre custodi di grandi avventure e sogni in carta stampata, di sparire lentamente dalle strade della città. A nulla è servita infatti la mobilitazione avvenuta sui social, che ha visto partecipe anche lo scrittore Roberto Saviano, a favore del ritorno dei banchetti: qualche libraio coraggioso ha ricominciato ad esporre in strada la propria mercanzia, ma si parla di una piccola percentuale, il restante ha troppa paura di poter incorrere in una nuova multa.

Port'Alba ha cosi perso il suo splendore e i napoletani un pezzo di storia. Che la cultura stia realmente morendo a Napoli, per qualche motivo ancora del tutto sconosciuto? Il Sindaco De Magistris sembra intenzionato a dimostrare il contrario, attraverso l'istituzione di una serie d'iniziative per l'appunto culturali, come la "notte bianca dei libri" tenutasi il 31 luglio, che però, riscontrano sempre meno interesse nei cittadini.

Quindi, il problema reale qual è? Forse è possibile trovare una risposta all'interno delle quattro mura del negozio un tempo conosciuto come "Fnac", e che adesso, dopo un'acquisizione societaria, si è tramutato sotto il logo di una ben più nota catena nazionale dell'elettronica. Anche il Vomero quindi, rinomato quartiere "in" di Napoli, ha perso il suo punto culturale, rimpiazzato da un mega store di apparecchi elettrici ed elettronici, nella quale la cultura ha posto solo al pian terreno, dove cartelli di " Fuori Tutto" e " Sconti", testimoniano la dura realtà della società moderna: la cultura sta morendo per il disinteresse di noi tutti e non solo delle autorità.