La Lega Nazionale del cane ha denunciato alla procura della Repubblica di Torino un video shock, visto da molti utenti 'facebookiani', in cui un cane veniva immesso in un piccolo recinto con un cinghiale. Tra i due scoppiava una lotta all'ultimo sangue. In sottofondo audio risatine e sghignazzate.

Certo perché provocare una lotta tra due esseri viventi è molto divertente per alcuni rappresentanti della razza umana senza altri stimoli che divertirsi della sofferenza altrui. Ma c'è di più, oltre la violenza si aggiunge l'avidità di questo gentil signore: pare infatti che aveva intenzione di vendere uno dei suoi cani per 1.500 euro ed il video era per mostrare al potenziale acquirente le capacità dell'animale.

Il cane era infatti un pitbull molto giovane e considerando il contenuto del video, presumibilmente destinato ai combattimenti.

La denuncia della Lega per la difesa del cane ha come base giuridica l'art. 544-quinquies della legge 20 luglio 2004 n. 189, intitolata "Disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali, nonché di impiego degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate" che va ad integrare il Titolo IX bis - delitti contro il sentimento per gli animali del codice penale.

La norma in questione (art. 544 quinquies c.p. rubricata Divieto di combattimenti tra animali) punisce chiunque chi promuove, organizza combattimenti tra animali con la reclusione da uno a tre anni e ad una multa da 50.000 a 160.000 euro.

Inoltre in caso queste attività vengano promosse mediante l'utilizzo di video o foto scatta l'aggravante che aumenta la pena da un terzo alla metà.

Ormai è da anni che i criminali utilizzano il web per le loro attività illegali lucrando sul traffico di animali e sui relativi maltrattamenti, e spesso appare inutile cercare di segnalare ai social network, contenuti cruenti nei confronti degli animali in quanto poco interessati alla tutela degli stessi.

la Lega Nazionale per la difesa del cane consiglia di rivolgersi direttamente alle autorità, affinché queste persone paghino degli abusi perpetrati attraverso internet. Consiglia anche di non entrare in contatto con i soggetti e di comportarsi in modo che non rimuovano il materiale incriminante dal web al fine di avere poi le prove per procedere giudizialmente.