È iniziata, questa notte, l'offensiva americana contro le milizie dello Stato Islamico in territorio siriano. L'attacco ha avuto inizio intorno alle 2:30 ore italiane e ha visto l'impiego congiunto di aerei da combattimento, bombardieri e missili da crociera Tomahawks posizionati nel Golfo Persico e nel Mar Rosso. Lo comunica il portavoce del Pentagono, l'ammiraglio John Kirby, alla vigilia della partecipazione di Barack Obama all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Nell'ambito di questa operazione offensiva, ci sarebbero anche le forze del Qatar, Bahrein, Arabia Saudita, Giordania ed Emirati Arabi Uniti e, secondo alcune fonti, Australia.

Il primo attacco ha avuto una durata di circa 90 minuti e sono stati colpiti alcuni posizionamenti strategici riconducibili all'Isis. Si tratta di campi di addestramento, depositi di armi e approvvigionamenti di munizioni dislocati nei pressi della città di Raqqa, una delle roccaforti siriane dei jihadisti di Abu Bkar al-Baghdadi.

L'obiettivo principale di questi attacchi massicci è quello di indebolire l'avanzata dello Stato Islamico, avvalendosi soprattutto di partner di matrice araba, anche per evitare accuse di attacchi di estrazione religiosa contro l'Islam. Secondo fonti dell'Osservatorio siriano dei diritti umani, sarebbero rimasti uccisi più di 20 miliziani dell'Isis, nell'attacco ad una ventina di obiettivi che erano stati individuati dalle forze alleate Usa.

I bombardamenti avrebbero distrutto anche alcuni depositi dei qaedisti del fronte di Al Nusra, gli storici rivali di Isis, da poco alleati. La campagna strategica contro lo Stato Islamico aveva già avuto inizio lo scorso 8 agosto e, da allora, i raid aerei avevano già colpito e distrutto circa 190 postazioni Isis. Si era trattato però di attacchi di tipo difensivo, a protezione del personale diplomatico e militare presente sul territorio iracheno. Questa, invece, è un vero e proprio attacco offensivo contro quella che è considerata dallo Stato Islamico la capitale del Califfato di Al Baghdadi.