Continua la rivolta degli studenti ad Hong Kong. Ormai siamo arrivati al secondo giorno di protesta da parte dei manifestanti che nonostante i lacrimogeni e le manganellate della polizia continuano ad occupare pacificamente i cuore della città. La seconda lunga notte di Hong Kong è appena iniziata, e, a preoccupare la Cina, sono i tanti giovani che si uniscono alla protesta. La situazione è abbastanza critica e lo dimostra il fatto che mai la polizia era intervenuta in assetto antisommossa né tantomeno aveva usato lacrimogeni e spray al peperoncino per disperdere la folla.

Il ministero degli Esteri di Pechino oggi ha avvisato gli Stati Uniti e gli altri paesi alleati, come la Gran Bretagna, con un comunicato: "Non immischiatevi negli affari di Hong Kong. Le proteste sono una questione interna". Soltanto poche righe tra le quali s'intravede la paura di avere una seconda Tien An Men e di avere ingerenze esterne. Ma questa volta c'è un differenza, perché si sta parlando di Hong Kong, un'ex colonia della Gran Bretagna che nel 1997 ha restituito alla Cina, con una semi-autonomia di 50 anni, lo strategico fazzoletto di terra intessuto di affari.

La protesta è stata ribattezzata "la rivolta degli ombrelli"

A far scoppiare la protesta ed a infiammare gli animi degli studenti è stata la mancanza di democrazia sulla quale si dovrebbero svolgere le elezioni fra tre anni. La protesta del movimento pacifista Occupy Central mira a mandare in fumo i piani della Cina a mantenere il veto sulla rosa dei candidati sulla base della quale scegliere il nuovo Governo. La Gran Bretagna, attraverso il primo ministro David Cameron, ha chiesto che venga protetto il diritti dei manifestanti alla protesta. Gli stessi manifestanti rimangono incuranti degli appelli della polizia e stanotte decine di migliaia di studenti bloccheranno le strade della città. Le manifestazioni si sono estese dall'area di Admiralty, cuore originario delle proteste, alle aree più residenziali fino comprendere anche il quartiere dello shopping. In piazza tra i cortei degli studenti, che ormai è stata ribattezzata la rivolta degli ombrelli, è sceso anche l'arcivescovo emerito cattolico di Hong Kong, l'ottantaduenne cardinale Joseph Zen che ha duramente condannato la repressione contro il movimento per la democrazia Occupy Central.