Scene di ordinaria follia a Jesi, nelle Marche, dove ieri sera, lunedì primo settembre, intorno alle 20:00 un giovane africano ha iniziato a minacciare i passanti armato di due enormi coltelli. Seguendo le prime ricostruzioni, il ragazzo si sarebbe procurato i macheti sfondando le vetrate di un'armeria. Poi la sua follia lo ha portato per le strade della cittadina marchigiana minacciando gli ignari passanti.

Fortunatamente le forze di polizia sono intervenute subito per cercare di fermare l'africano che, stando alle testimonianze dei passanti, era in evidente stato di alterazione.

Non è stato semplice, tuttavia, arrestarlo. Il giovane ha iniziato a correre a perdifiato per le strade del centro storico. A poco sono serviti i colpi sparati in aria da polizia, carabinieri e vigili urbani intervenuti per sedare la furia dell'africano, sfuggito più volte a l'arresto.

Rifugiatosi in una chiesa, ferito a un piede, l'uomo è stato finalmente disarmato e posto in arresto, ma non prima di aver colpito a un braccio un ufficiale dei carabinieri che, per cercare di far tornare in sé il ragazzo, aveva cercato d'intavolarvi un dialogo sul sagrato della chiesa portando con sé la madre del giovane. Un'azione non gradita all'africano che ha interrotto subito la trattativa colpendo con rabbia il braccio del militare.

In ogni caso, la caccia all'uomo è durata oltre un'ora, mandando nel panico la solitamente tranquilla città di Jesi.

L'istantaneo intervento delle forze dell'ordine ha evitato, in questa circostanza, il ripetersi dei tragici fatti di Milano del maggio 2013, quando Adam Kabobo, ghanese 31enne, uccise a colpi di piccone ben tre persone, ferendone gravemente altre due.

Kabobo ebbe a dire che alcune voci lo avevano guidato in questa assurda mattanza, mentre sono ancora ignote le ragioni che hanno spinto il giovane africano residente a Jesi a compiere il suo folle gesto ieri che, per fortuna, non ha avuto lo stesso triste epilogo. Adesso la magistratura sarà chiamata a fare luce sulla vicenda.