Sul Corriere della Sera in edicola oggi c'è una intervista a Carlo Cottarelli, il Commissario alla Spending Review nominato da Letta lo scorso anno, nella quale emergono alcuni elementi di riflessione circa il comportamento dell'attuale esecutivo. I tagli inseriti nella attuale Legge di Stabilità vengono giudicati da Cottarelli coraggiosi ma allo stesso tempo indiscriminati, non lineari. In sostanza il governo avrebbe fatto di testa sua, prendendo spunto dallo studio del Commissario per tagliare ciò che gli pareva, mantenendo ampie sacche di parassitismo che affliggono l'Italia.

Nella Legge di Stabilità appena approvata poco è tratto dal suo lavoro.

I tagli

Nelle intenzioni di Carlo Cottarelli tutti i ministeri avrebbero dovuto tagliare in egual misura la spesa, quantificando nel 3% la percentuale raccomandata. Le cose invece sono andate diversamente, con tagli assolutamente non lineari frutto di una Spending Review personalizzata alle esigenze. In sostanza Renzi dice alle Regioni "arrangiatevi" e tagliate secondo il vostro personale giudizio, rischiando di mandare al collasso gli enti locali per salvaguardare altri interessi.

Gli ostacoli lungo il percorso

Chi pensa che Cottarelli abbia avuto assistenza da parte degli organi preposti è in errore, stante l'ostruzionismo del mondo burocratico romano.

I capi di gabinetto sono tutti in stretto contatto tra loro, parlano allo stesso modo e risulta difficile poter entrare in sintonia con loro per la pratica di esprimersi in "burocratichese" che complica notevolmente le cose. Molto spesso i documenti richiesti arrivavano anche in ritardo, afferma il commissario.

La palma di migliore assurdità, racconta Cottarelli, riguarda i commessi, gente che non ha niente da fare e restano seduti nei corridoi dei ministeri.

I corridoi non potevano essere ristretti perché la loro ampiezza serviva ad ospitare questa platea di dipendenti pubblici intenti a guardare porte che si aprivano e si chiudevano. Ovvio che una riduzione del loro numero aiuterebbe molto la razionalizzazione della spesa pubblica.

Quando il discorso si sposta sulle "Pensioni d'oro"si arriva a capire che ci troviamo davanti a un muro che non si può abbattere.

Così alle pagine del Corriere della Sera parla lo stesso Cottarelli: "È chiaro che c'è stata la scelta politica di non incidere sulle pensioni. Il ruolo del commissario è avanzare proposte. E io non potevo non farlo in un'area, le pensioni, che tocca i 270 miliardi. È una cifra semplicemente troppo grossa per ignorarla", che da sola risolverebbe ogni problema mal gestito dalla tremolante Legge di Stabilità del governo Renzi.