Gli esponenti del nuovo Stato islamico, certamente non possono definirsi eredi dei talebani, ma hanno alcune caratteristiche simili. In particolare, hanno la stessa capacità di utilizzare il web mostrando immagini sconvolgenti di vittime decapitate. Però, nel caso dei talebani, non erano teste occidentali quelle tagliate e, quindi, la storia è passata inosservata per noi. Ma non per il vicino Pakistan, Paese ad alto rischio per la sua destabilizzazione.

Rischio Pakistan

Da tempo il Pakistan si è trasformato in una specie di supermercato della jihad, col rischio di poter divenire esso stesso una filiale dell'Is.

E in effetti tra Pakistan, Afghanistan e Stato Islamico esistono certi legami: Jihadi John è l'esecutore materiale dei giornalisti e volontari uccisi ed è ritenuto essere un britannico, quasi certamente pakistano di origine. Ad avvalorare questa ipotesi c'è il fatto che l'Isis, a mezzo email, aveva contattato i famigliari di Foley prima di procedere alla decapitazione, per tentare uno scambio con Aafia Siddiqi, la scienziata laureatasi al Mit di Boston che, per aver cercato di uccidere alcuni soldati Usa, ora si trova nelle carceri statunitensi. In Pakistan è molto conosciuto il caso della scienziata Aafia Siddiqi, diventata per gli jihadisti un simbolo a cui ispirarsi. Il più noto analista pakistano è Muhammad Amir Rana, che ha spiegato come l'Is riesce a reclutare militanti islamici e ad incamerare risorse finanziarie.

Anche questo è un aspetto in comune coi talebani degli anni '90.

Pakistani con l'Is

In Pakistan è presente la fazione punjabi e baloch della Lashkar-i-Jhangvi Lij, gruppo anti-sciita integralista, che ha firmato attentati sanguinosi dentro moschee e scuole. Questa cellula combatte a fianco del califfato islamico in Iraq fin dalla sua nascita.

Ma quella pakistana è, comunque, una vasta galassia in preda ad un momento molto travagliato. Il Tehrik-Taliban-i-Pakistan (Ttp) è noto per avere il controllo di diversi gruppi del mondo denominato "taliban", ma comunque attraversa un momento di profonda crisi, causa numerose scissioni che stanno portando alla fondazione di nuovi gruppi operativi, che appoggiano militarmente l'Is.

Proprio all'interno del Ttp, c'è il gruppo Jamatul Ahrar, con a capo Omar Khalid Korasani che simpatizza per l'Is e poi ci sono Aharul Islam e Tehreeek-i-Kilafat che operano in collaborazione col califfato.

A Peshawar sono stati visti girare libretti con bandiera nera del califfato in copertina. All'interno si chiamano tutti alla jihad per la creazione di un califfato dal Pakistan alla Siria. L'appello ha sortito il suo effetto non solo in territorio pakistano, ma anche tra gruppi jihadisti in Afganistan, come le cellule ad orientamento salafita guidati da Abdul Rahim Muslim Dost e da Maulvi Abdul Qahar con finanziamenti dell'Arabia Saudita. Ma Islamabad ha negato l'esistenza di legami dei gruppi locali col califfato islamico.

Rischio India

Anche in India cominciano ad aversi primi segnali di penetrazione dell'Is. Ancora una volta è Facebook lo strumento utilizzato per arruolare nuove reclute, oltre che con l'appoggio di gruppi jihadisti locali. La riprova è l'arresto da parte della polizia di Calcutta di quattro ragazzi che tentavano di superare il confine del Bangladesh per entrare in una cellula locale dell'Is per il reclutamento. Gli interrogatori degli arrestati avrebbero rivelato la formazione di un gruppo di giovani già pronti a partire per andare a combattere sotto le famigerate bandiere nere.