La storia è nota. Gli abitanti di Tor Sapienza, un quartiere alla periferia est di Roma, da giorni protestano contro la presenza dei profughi (provenienti da vari Paesi africani e asiatici) del centro di accoglienza locale, colpevoli a dire loro del degrado che avrebbe colpito il quartiere e chiedono la chiusura del centro e l'espulsione degli immigrati dall'area per restituire all'area ordine pubblico e legalità. I malumori della piazza avevano portato ieri alla scelta dell'amministrazione capitolina di trasferire i 14 minorenni del centro in altre strutture (decisione che pare rientrata stamane), una mossa che è stata aspramente criticata dalla presidente della cooperativa Il Sorriso che gestisce il centro e che teme che questo sia solo l'inizio di un processo che porterà entro breve anche al trasferimento degli adulti e alla chiusura definitiva della struttura.

Il Campidoglio ha comunque smentito che si sia trattato di una capitolazione di fronte alla rabbia degli abitanti del quartiere, giustificando la scelta per l'inagibilità della struttura che metterebbe a repentaglio la sicurezza dei ragazzi. Ma il sindaco, che ieri ha visitato la zona, è stato accolto con insulti e urla dai residenti, e al tempo stesso non gli sono state risparmiate critiche da alcuni vertici istituzionali come il ministro degli Interni Alfano, e anche una parte del Pd che ha preso le distanze dal sindaco chiedendo la rimozione dell'assessore alle politiche sociali Rita Cutini.

Marino, tormentato anche da problemi di reputazione personale, si è rifugiato in un bar del quartiere e ha cercato di trovare una posizione d'equilibrio mediando tra l'esigenza di combattere il degrado di Tor Sapienza e salvare la politica dell'accoglienza ipotizzando di trattenere in loco solo bambini e donne dal momento che si tratta di soggetti ritenuti meno pericolosi tra gli immigrati.

Ha ricordato come questa amministrazione, accelerando l'opera di conclusione dei lavori della metro C che servirà soprattutto le zone periferiche della città, abbia fortemente a cuore la riqualificazione delle aree più disagiate della capitale. Attraverso il suo assessore alle Infrastrutture Paolo Masini ha promesso di introdurre nuovi presidi della polizia nel quartiere e una migliore illuminazione nelle zone più periferiche di Roma.

Oggi i rifugiati del centro di accoglienza hanno reagito a questo clima scrivendo una lettera aperta dove viene spiegata la loro condizione di perseguitati politici all'opinione pubblica romana, e che l'unica cosa che chiedono è di vivere in pace con gli italiani del quartiere discolpandosi dalle accuse di violenze e stupri che sono state mosse loro in modo indiscriminato.

La loro richiesta è di essere tutelati dalle forze dell'ordine dalle bombe carta e altre forme di aggressioni razziste subite in questi giorni, a cui si aggiunge la supplica che non venga chiuso il centro di prima accoglienza, il che provocherebbe un danno enorme a loro e all'immagine di Roma e dell'Italia.