La notizia che Alberto Stasi è stato condannato a 16 anni di carcere dalla Corte D'assise d'Appello a seguito del processo Bis ha fatto ieri il giro dell'Italia. Stasi nel primo processo era stato assolto sia in primo grado che in Appello e dunque la sua posizione sembrava in una botte di ferro. Difatti accade raramente che un processo Bis possa ribaltare in questa maniera il verdetto del primo processo. Il motivo di ciò sta nel fatto che il PG Laura Barbaini e la parte civile hanno in parole povere ricominciato tutto dal principio, un pò come si trattasse di un nuovo processo.

Infatti le indagini in pratica sono ricominciate nuovamente e sono partite dall'analisi della scena del delitto con nuovi approfondimenti come quello relativo alla camminata di Stasi e nuove scoperte che hanno portato alla condanna del giovane. Sicuramente l'indizio principale è diventata la camminata di Stasi, questo perché il perito che ha ricostruito la scena del delitto ha dimostrato che era praticamente impossibile per Alberto non sporcare le scarpe di Sangue come invece sembrerebbe dalle scarpe che il giovane diceva di indossare quel giorno.

Fondamentali sono state anche le analisi sui tappetini della macchina che Stasi dice di avere usato subito dopo aver camminato sulla scena del delitto e che non presentano tracce di sangue della ragazza.

I giudici quindi hanno accolto il ragionamento della parte civile secondo cui Stasi ha ucciso la fidanzata in prima mattina buttandola giù dalle scale e poi ha finto di ritrovarla morta ma senza però entrare nella stanza e quindi senza sporcare le scarpe.

Per quanto riguarda invece la bicicletta vista sul luogo del delitto da una testimone nel 2007, l'avvocato della famiglia Poggi, Gian Luigi Tizzoni, ha dimostrato come probabilmente vi è stato uno scambio di pedali fra la bicicletta utilizzata quella mattina da Stasi che presentava i pedali puliti e senza alcuna traccia e un'altra bicicletta che invece presentava sui pedali tracce di Dna di Chiara Poggi.

Infine altro elemento fondamentale è stata una foto in cui il Pg Barbaini ha individuato l'impronta insanguinata di una mano sul pigiama della ragazza, segno che l'assassino si era lavato le mani e infatti sul portasapone sono state trovate tracce del Dna di Stasi.